

più notizia, la produzione dei panni dava lavoro in Torino ad almeno
quattro gualchiere: quelle di Giovanni de Cantore
alias
de Moranda, di
Giovanni Perrachinoto, di Francesco Botalli e di Ludovico Beccuti. Nel
1457 il Paglieri ancora risiedeva a Torino, nel quartiere di Porta Dora-
nea, dove nel 1464 risultavano iscritti pure i suoi due figli, Gian Mar-
co e Bertino, che pure, come lui, non si arricchirono
155
. Ciò, unito al fat-
to che i drappieri torinesi guardassero ormai a Pinerolo – dove si pro-
ducevano con successo panni grigi di media qualità – come a un modello
da seguire nell’esercizio della loro arte, deve far riflettere sulle proba-
bili difficoltà incontrate da Torino nella produzione di panni sottili.
Verso la metà del secolo la fabbricazione dei pannilana dava evi-
dentemente ancora lavoro a un discreto numero di persone, come di-
mostra nel 1455 l’autorizzazione al mercante Michele del Molar a far
costruire una nuova gualchiera «pro pannis subtilibus et grossis». Ma
proprio questo riferimento contemporaneo e indifferenziato ai panni
«grossi e sottili» conferma che, diversamente da quanto era avvenuto a
Pinerolo, la manifattura tessile torinese ancora, per così dire, navigava
a vista, senza un preciso orientamento di mercato che garantisse sboc-
chi sicuri ai propri prodotti. Del resto se è vero che, come dice l’auto-
rizzazione comunale a erigere la gualchiera, il Molar si impegnava «cum
magno sudore» nello sviluppo della manifattura laniera in città, è al-
trettanto vero che le sue declinanti fortune economiche, peraltro con-
trastanti con la carriera politica, «non depongono certamente a favore
della prosperità del lanificio torinese»
156
.
Erano quelli gli anni in cui i maggiori centri tessili subalpini, da Chie-
ri, a Racconigi, alla stessa Pinerolo avevano ormai individuato una pro-
pria specializzazione produttiva in grado di garantire sicuri, anche se li-
mitati, spazi di mercato. Torino, nonostante l’abbondanza di manodo-
pera semirurale, maschile e femminile
157
disponibile, nonostante la
L’economia e la società
481
155
G. Paglieri: ASCT, Carte Sciolte, n. 3845 (4 febbraio 1428); Dor. 1436, f. 49
r
(solo casa);
Dor. 1445, f. 100
r
(casa e proprietà di 3
g.tedi alteno e mezza di vigna); Dor. 1457, f. 95
v
(casa
indivisa con il fratello Antonio e 6,5
g.tedi alteno, prato e vigna); Dor. 1464, ff. 112
v
-113
r
(G.
Marco: casa e oltre 3
g.te; Bertino: casa e meno di 2
g.tedi terreno); Dor. 1470, ff. 99
v
-100
r
(Mar-
co: casa e 2,5
g.tedi alteno e vigna; Bertino: solo casa). Cfr. Dor. 1485, f. 30
r
(Giovannino, Ste-
fano e Stefanina Paglieri, figli di Bertino: 2
g.tefra vigna e terra altenata); Dor. 1488, f. 81
r
(Gio-
vannino: mezza
g.tadi vigna). D. Scaravelli: ASCT,
Ordinati
, 59, ff. 39
v
-40
v
(27 agosto 1438).
Gualchiere: ASCT, Dor. 1442, ff. 8
v
e Dor. 1445, f. 10
v
(G. Perrachinoto); Dor. 1442, f. 102
r
(G. de Moranda); Nuova 1442, f. 55
r
e 1445, f. 48
v
(L. Beccuti); Pust. 1445, f. 104
r
e Pust. 1453,
f. 83
r
(F. Botalli). Cfr.
bracco (
a cura di),
Acque, ruote e mulini
cit., II, pp. 271-73.
156
benedetto
,
Macchine idrauliche
cit., p. 184;
bracco (
a cura di),
Acque, ruote e mulini
cit.,
II, p. 240 sgg. M. del Molar:
barbero
,
Un’oligarchia urbana
cit., pp. 150-51.
157
benedetto
,
Macchine idrauliche
cit., p. 183;
r. comba,
Dal velluto all’organzino: produzio-
ni seriche nel Piemonte rinascimentale
, in
g
.
bracco (
a cura di),
Torino sul filo della seta
, Torino
1992, pp. 22-29.