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te, aggiungiamo noi, la stessa decisione del Binago di trasferirsi a To-

rino fu dovuta al panico diffusosi a Milano verso la fine del ’46 alla no-

tizia che i Veneziani intendevano occupare la città

169

. Nella congiun-

tura degli anni 1447-49 i principali produttori serici ambrosiani pote-

rono comunque contare su risorse tali da consentire loro di superare la

crisi, ma le piccole aziende, nate semplicemente come società di un

maestro con uno o più finanziatori, dovettero per lo più fallire. Fu il

caso, appunto, di mastro Giovanni, originario di Serravalle Scrivia,

che, finanziatore dal gennaio 1445 col milanese Matteo da Seregno di

una società col tessitore genovese Manuele «de Costa Pellegrina» per

la produzione di tessuti

soyri

su un telaio doppio, incontrò dopo il gen-

naio 1447 gravi difficoltà, prese del denaro in prestito e, molto pro-

babilmente, fallì. Si spiega così il suo trasferimento a Torino alla fine

del ’49 e la decisione di impiantarvi una nuova produzione di tessuti

serici. Anche in questo caso però i suoi progetti andarono in fumo e

l’ultimo documento a noi noto che lo riguarda lo mostra, forse a Vo-

ghera, fatto ricercare da un trombettiere di Francesco Sforza che lo ac-

cusava di «essere suo debitore per casone di un certo viluto portatogli

via»

170

.

Su più solide basi appare fondato il progetto di una

fondacio perpe-

tua

della manifattura serica in città messo a punto all’inizio del 1453 e

tradottosi il 3 marzo di quell’anno in una convenzione fra il comune e

tre

mercatores

forestieri: i nobili milanesi Antonio Panigarola e Martino

Grassi, che investirono probabilmente buona parte dei capitali neces-

sari, e il racconigese Leone de Alba,

magister operator

in seterie, che al-

la società apportava la propria esperienza tecnica. A mettere in moto

l’iniziativa era stata una richiesta dei tre imprenditori al consiglio co-

munale: essi desideravano essere ricevuti come

habitatores

, fondare in

città una manifattura di prodotti serici e ottenere i conseguenti sgravi

fiscali. A esaminarla e discuterla il consiglio delegò otto

sapientes

, alcu-

ni dei quali, come Filippino Beccuti, Domenico Ferreri, Giovanni Per-

rachinoto, Giovanni de Moranda, Giovanni Filippo di Brozolo e Mi-

chele del Molar, sicuramente interessati agli sviluppi del settore tessi-

le

171

. Come

mediatores et sollicitatores

del negozio giuridico furono scelti

Simonino dal Pozzo, fidato uomo di corte e signore di Brandizzo, e il

L’economia e la società

487

169

f. cognasso

,

I Visconti

, Milano 1966, p. 466;

n. valeri

,

L’Italia nell’età dei principati dal

1343 al 1516

, Milano 1969

2

, p. 406.

170

grillo

,

Le origini

cit., pp. 907, 910-12; ASM, Registro missive, IV, f. 173.

171

roccia

,

Un documento sull’introduzione dell’arte serica

cit., p. 723. Per il Perrachinoto, il

Moranda e il Molar cfr. sopra, note 151, 159 e testi corrispondenti, pp. 479, 482.