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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

partire da quest’ultima data una ripresa abbastanza sensibile degli incassi

annui, che dalle 2 lire e 12 soldi nel 1459-60, salgono a 3 lire e 13 soldi

nel 1461-62, a 4 lire 7 soldi e 6 denari nel 1470-71. Nonostante tale in-

cremento, la manifattura laniera torinese continuava allora a essere un’at-

tività economica assistita e di modesta importanza, come evidenziarono

nel giugno 1469 le clausole del contratto che rinnovava per sei anni la lo-

cazione di una

calderia

di rame e di una

tina

di legno per la tintura dei

panni da parte del comune al tintore pavese Lorenzo Altezato: esse pre-

vedevano fra l’altro la concessione all’artigiano di un mutuo di 50 fiori-

ni di peso piccolo «in auxilium exercicii dicte artis»

162

.

Il discreto numero di imprenditori e artigiani del settore laniero ca-

sualmente reperibili nelle fonti successive e soprattutto il forte incre-

mento degli introiti della «malatolta ferri et peciarum pannorum», che

negli ultimi anni del secolo salirono a ben 7 fiorini e 4 grossi l’anno, sug-

geriscono di sfumare, pur con molta prudenza, il giudizio forse troppo

negativo che è stato sinora espresso sulla produzione tessile torinese fra

xv

e

xvi

secolo

163

. Del resto a fine Quattrocento le esigenze della pro-

duzione laniera avevano in qualche tratto mutato sicuramente l’aspetto

del paesaggio urbano grazie alla costruzione di case dotate di propri ti-

ratoi, come quella, caratterizzata dalla presenza di «lobia una cum clo-

veria una cum dimidia et una appoteca» che il drappiere Oberto Girar-

do possedeva nel quartiere di Porta Doranea, parrocchia di Santa Ma-

ria del Duomo. Le probabilmente non numerose

cloverie

, che poco più

di mezzo secolo prima ancora erano relegate ai margini dell’abitato, si

stavano dunque spostando in città suggerendo originali reinterpretazioni

di certe dimore utilizzate anche a fini produttivi

164

.

Anche se tale incremento degli introiti della «malatolta» può essere

dovuto a una congiuntura particolarmente favorevole alla commercia-

lizzazione del ferro, il cui materiale grezzo proveniva forse dalle vallate

del Piemonte nord-occidentale, è difficile sottrarsi all’impressione che

esso fosse soprattutto il risultato di una più intensa attività di «espor-

162

Malatolta: CCT, rot. 100, 102, 112, 123-25. Tintura panni: ASCT, Carte Sciolte, n. 3847.

163

benedetto

,

Macchine idrauliche

cit., pp. 183-84. Drappieri: ASCT, Dor. 1470, ff. 99

r

-101

r

(Bertino de Girardo, mercante e drappiere), 103

r

(Giovanni Cane); Dor. 1478, f. 63

r

(Perrino di

Loranzé, «magister tessutorum»), f. 93r (Giovanni Antonio Colli,

habitator T.

), f. 92r (Martino

Girardi), 93

r

(Filippino Perriani); Dor. 1488, f. 41

r

(mercante e drappiere); Pust. 109

r

(Giovanni

Pinci

alias

Marrochi); Dor. 1510, f. 22

r

(Bernardino de Robis), 194

r

(Luciano Vuglacii). Tessito-

ri: ASCT, Dor. 1457, f. 108

r

(Martino di Brozolo); Dor. 1470, f. 83

v

(Giacomo de Odoneto); Nuo-

va 1488, f. 61

v

(Antonio de Grasso); Dor. 1488 (Giacomo de Fleza); Pust. 1488, f. 27

r

(Giovan-

ni Marroco e fratello); Marm. 1510, f. 40

v

(Giorgio Gavoti,

habitator

); Pust. 1510, f. 118

v

(An-

tonio Tempia), f. 192

r

(Cristoforo Craverii).

164

ASCT, Dor. 1485, f. 97

v

.