

la manifattura dei panni
turinexii
, ebbero nel nuovo secolo uno svilup-
po relativamente rigoglioso quello cartario e quello metallurgico.
La natura delle fonti disponibili impedisce di sapere se, a Torino, la
produzione della carta abbia avuto un seguito dopo le difficoltà incon-
trate a causa della distruzione di una parte degli impianti nell’alluvione
del 1408
187
, ma è probabile che essa abbia ripreso slancio almeno a par-
tire dal 1440. Il 30 novembre di quell’anno infatti Giacomino Berra,
originario di Caselle, dove era fiorente una manifattura cartaria di un
certo rilievo, che già l’anno precedente era stato accettato come
habita-
tor
di Torino insieme al figlio Giovanni, ottenne dal comune di poter
costruire un «artifficium pro faciendo papirum» utilizzando per l’ener-
gia idraulica necessaria le acque del «rivus Allarum» che scorreva nelle
campagne a settentrione della città. La concessione, ha notato Stefano
Benedetto, è degna di attenzione perché non accordò nessuna agevola-
zione all’immigrato, salvo l’impegno da parte del comune «a impedire
ogni tentativo di deviare il corso del canale» che alimentava i meccani-
smi; il Berra fu invece «soggetto al pagamento di un canone per l’uso
dell’acqua e per il permesso di costruzione», che fu esteso, «oltre che
alla cartiera, ad altri “ingenia non prohibita” eventualmente edificabili
in futuro»
188
. Non sappiamo se il Berra e suo figlio abbiano effettiva-
mente costruito la loro cartiera, perché, nonostante che egli si fosse im-
pegnato a registrare «ipsa artifficia et edifficia in registris comunitatis
Taurini» e a pagare di conseguenza le imposte relative, non se ne trova
traccia negli estimi posteriori
189
.
Assai più importante fu la cartiera, dotata di ben tre ruote, fatta eri-
gere nel 1467 sul canale dei mulini dal mercante Abbondio «de Parvo-
passu», ormai qualificato come cittadino torinese, ma originario di Co-
mo e immigrato in città da oltre un quarto di secolo. Tre anni dopo que-
sti richiese ed ottenne gratuitamente dal comune di poter derivare l’acqua
di alcune fonti situate presso il canale Vanchiglia per condurla ai suoi
in-
genia
e utilizzarla «pro faciendo papirum». Contemporaneamente fu au-
torizzato a contrassegnare col segno del toro sia la carta che in tale suo
L’economia e la società
495
187
Cfr., in questo volume,
comba
,
L’economia
cit., p. 150, testo corrispondente alla nota 103.
188
benedetto
,
Macchine idrauliche
cit., p. 188;
bracco (
a cura di),
Acque, ruote e mulini
cit.,
II, pp. 239-40; ASCT,
Ordinati
, 69, f. 58
r
-
v
). Si noti che Giacomino Berra aveva richiesto di es-
sere accettato come
habitator
già il 14 gennaio 1426 (ASCT,
Ordinati
, 63, f. 145
r-v
) e che suo fi-
glio Giovanni, soprannominato Vacherio, è menzionato come teste, già in qualità di
habitator T.
,
nel gennaio 1417 (AAT, prot. 28, f. 2
v
).
189
ASCT, Dor. 1442, f. 56
v
(Giovanni Berra «dictus Vacherius, habitator Taurini»: casa nel-
la parrocchia di San Giovanni e 9,75
g.tedi terreno), f. 139
v
(Giacomino Berra: 12
g.teprato «ul-
tra Sturiam, ad ripam Allarum»); Dor. 1445, f. 54
r
(Giov. Berra: casa nella parrocchia di Santa
Maria del duomo e 6,75
g.tedi terreno).