Table of Contents Table of Contents
Previous Page  509 / 852 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 509 / 852 Next Page
Page Background

500

Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

e le macchine idrauliche dei de Strata. Nel 1470 e nel 1478 Vasino ri-

peté all’estimo la dichiarazione che il sedime su cui si trovava un «edi-

ficium cum fussina» era «totum diruptum», mentre era ancora attivo il

martinetum

a tre ruote «pro pistando aromata et amolando arma». Set-

te anni dopo Borbone de Strata, suo fratello ed erede, che per molti an-

ni appaltò l’ufficio del vicario di Torino, non accennò più nella propria

dichiarazione all’estimo della fucina e parlò del martinetto come di una

struttura in abbandono: «unum edificium cum tribus rotis in quo sole-

bant poliri arma et pistari seu teri species apud molendina civitatis». Al-

la fatiscenza delle macchine idrauliche dei de Strata fece riscontro, in

quegli anni, qualche nuova iniziativa: è del 1489-90 l’ennesima auto-

rizzazione a costruire una

moleria

concessa al mercante Filippo Filippi

per un canone di 6 grossi l’anno

199

. Della

moleria

del de Monte non si ha

invece più notizia dopo la locazione delle macchine idrauliche torinesi

al comune.

A queste

molerie

, fra Quattro e Cinquecento, se ne aggiungeva una

di proprietà del comune, costituita da un edificio in muratura ricoper-

to di tegole ed azionata da due ruote idrauliche; essa era concessa in af-

fitto a un

armurerius

, mastro Giovanni Pioni «habitator Taurini», che

nel 1504, pur essendo stato condannato a pagare parte dei canoni an-

cora da versare per i sei anni precedenti, la riottenne in locazione per

un altro sessennio al canone annuo consueto di 22 fiorini di Savoia

200

.

Come ha evidenziato l’immigrazione in città del

magister armorum

Leone de Monte, la metallurgia torinese quattrocentesca necessitava,

nonostante l’antichità delle sue tradizioni, di apporti tecnici esterni so-

prattutto per quanto riguardava la fabbricazione delle armi e tali apporti

non potevano provenire che da Milano, famosa in tutto l’Occidente per

la bravura dei suoi armaioli. Torino, del resto, situata sulla strada di

Francia, era uno dei punti di passaggio preferiti da quanti trasportava-

no carichi di armi e armature milanesi diretti oltralpe. Lo conferma un

elenco dettagliato di merci sequestrate o rubate a uomini d’affari am-

brosiani negli stati sabaudi nel 1468 che menziona il furto in città, all’al-

bergo dei Tre Re, di ben sedici balle di armi e altre merci appartenenti

199

V. de Strata: Nuova 1470, f. 4

r

; Nuova 1478, f. 2

v

. B. de Strata: Marm. 1485, f. 96

r

;

Marm. 1488, f. 99

r

;

a. barbero

,

Reclutamento dei funzionari e venalità degli uffici nel ducato sa-

baudo: l’esempio del vicariato di Torino (1360-1536)

, in

a. barbero

e

g. tocci

,

Amministrazione del-

la giustizia nell’Italia del Nord fra Trecento e Settecento: casi di studio

, a cura di L. Marini, Bologna

1994, pp. 11-40. F. Filippi: CCT, mazzo 35, pezze d’appoggio, riassunto di un resoconto per il pe-

riodo 15 dicembre 1489 - 20 giugno 1490.

200

ASCT, Prot. e minut., 2, ff. 173

r

-174

v

; cfr.

bracco (

a cura di),

Acque, ruote e mulini

cit.,

p. 250.