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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
Probabilmente la stessa casa degli Ainardi sulla piazza del mercato
del grano era stata locata nel 1431 a un altro Milanese, Bernardo Ali-
berti «de Ayuru», «commorans in Taurino», di cui non conosciamo l’at-
tività economica; negli anni successivi Giovanni, Bartolomeo e fratelli
«de Alibertis», forse suoi figli o parenti, riuscirono ad acquistare in qual-
che lustro alcune giornate di terreno e a radicarsi quindi in città. L’Ali-
berti è uno dei numerosi Milanesi, o più genericamente Lombardi, im-
migrati a Torino a partire dagli anni Venti del Quattrocento di cui si co-
nosce poco più che il nome e di cui dall’imponibile calcolato per il valore
dei loro beni mobili si intuisce talora un giro di affari non proprio mo-
desto. È il caso di Antonino di Abbiate detto
Culetus
da Milano, anche
lui «commorans in Taurino» ma ufficialmente accettato come
habitator
soltanto sedici anni dopo, che nel 1436 insieme al concittadino Enri-
chetto de Affigi, quasi certamente merciaio e immigrato da un decen-
nio, fu iscritto all’estimo con un imponibile
pro mobile
di ben 6 lire.
Mer-
cerius
, iscritto allo stesso estimo con lo stesso imponibile, fu anche un
certo Bertramino, chiamato «lo Provisionatus» o «Provesionarius», ri-
cevuto come
habitator
nel 1433, un cui nipote immigrò a sua volta nel
1441
209
. Insomma accanto ai merciai milanesi più noti ruotava un nu-
mero relativamente alto di artigiani e modesti uomini d’affari loro con-
cittadini: tutti insieme costituivano una sorta di piccola colonia di im-
migrati, caratterizzata dalla vicinanza delle abitazioni e delle botteghe
per lo più situate sulla piazza del mercato del grano, da rapporti com-
merciali, da assidue frequentazioni, fino al 1456 almeno in parte gravi-
tante dal punto di vista religioso attorno alla chiesa di San Cristoforo e
al relativo convento degli Eremiti osservanti di Sant’Agostino, situati
fuori della cinta muraria e retti da frate Giovanni Marchisio, originario
anche lui di Milano
210
.
prot. 29, ff. 31
r
(26 gennaio 1431), 42
v
(8 novembre 1431), 62
r
(14 marzo 1433: teste «Anthoni-
no de Mediolano caligario et mercerio, habitatore Taurini»), 64
r
(14 marzo 1433). Giovanni: Dor.
1442, f. 74
v
; Dor. 1457, f. 68
v
; Dor. 1464, f. 182
v
.
209
B. Aliberti: AAT, prot. 29, ff. 30
v
-31
r
(21 giugno 1431). F.lli Aliberti: ASCT, Dor. 1436,
f. 86
v
(2
g.te); Dor. 1442, f. 131
r
(4,83
g.te); Dor. 1445, f. 125
v
(5
g.te). A. de Abbiate ed E. Af-
figi: ASCT,
Ordinati
, 63, f. 189
v
(20 agosto 1426); 72-75, ff. 214
r
-215
r
(25 settembre 1452); Dor.
1436, f. 61
r
. B. Provisionato e nipote: ASCT,
Ordinati
, 67, ff. 24
v
-25
r
; 70, ff. 14
r
-15
v
; Pust.
1436, f. 15
r
.
210
AAT, prot. 32, f. 109
v
, atto del 18 giugno 1456, rogato nel convento di San Cristoforo
«extra muros Taurini» appartenente all’ordine degli Eremiti di sant’Agostino «de observancia»,
alla presenza, fra gli altri, dei
dorerii
Andrino e Giovanni Pietro, ambedue di Milano ma domici-
liati a Torino e del mercante milanese Antonio Dugnano: il priore del convento, frate Giovanni
Marchisio da Milano, davanti al vescovo di Torino, non ritenendo possibile praticarvi l’Osservanza
della regola agostiniana, rinuncia a nome del suo convento – ivi rappresentato anche dai religiosi
Taddeo da Ivrea, priore, Giorgio da Pavia, Giacomo Filippo da Bergamo, Pantaleone da Crema,
Giovanni Paolo da Milano, Davide da Cremona, Giovanni Luigi da Cremona e Fortunato da Mi-