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Alcuni di questi piccoli mercanti e i loro figli, oltre a fare un po’ di

fortuna, col tempo si inserirono attivamente nella vita politico-ammini-

strativa del comune o nell’amministrazione sabauda, come avvenne ai

figli del milanese Cristoforo da Cassano Magnago, Antonio e Giacomo,

che negli anni qui presi in considerazione ritroviamo, separatamente, in

città a esercitare l’attività di merciai. Il primo dei due a essere menzio-

nato nei documenti torinesi è Antonio,

habitator

di Torino, che, l’8 no-

vembre 1431, qualificato come

mercerius

, vendette per 9 fiorini e mez-

zo di Savoia cinque pellicce da donna a un altro immigrato, Bertolino

da Caravaggio, e a sua moglie Alieta. Nel 1442 egli, qualificato anche

come

magister

, era proprietario di una casa confinante con la piazza di

San Silvestro, di un’altra mezza casa e di una mezza stalla, di un orto e

di 7 giornate di alteno e vigna e aveva un imponibile, per i soli beni mo-

bili, di 5 lire. Tre anni dopo, identificato come «caligarius et marce-

rius», egli dichiarava all’estimo, oltre alla casa e alla stalla, un patrimo-

nio fondiario che era cresciuto a 13 giornate e mezza. Giacomo, anche

lui

marcerius

, nel 1442 non possedeva invece abitazioni e terreni ed era

iscritto al catasto per 3 sole lire di

mobile

; tre anni dopo era ormai pro-

prietario di 2 giornate di vigna.

Che l’attività di Antonio consistesse soprattutto nel commercio e

nella lavorazione del cuoio e delle pelli risulta, oltre che dalla sua quali-

fica di «caligarius et mercerius», anche da un contratto stipulato a Mi-

lano il 15 luglio 1443 con Beltramino fu Pietro e suo figlio Giovanni de

Sapis residenti nella metropoli lombarda, Porta Ticinese, parrocchia di

San Lorenzo Maggiore

intus

. Per una cifra complessiva di 62 fiorini d’oro

Giovanni si impegnò ad abitare per due mesi a Cannobbio, a partire dal

prossimo 20 agosto, in una casa messa gratuitamente a disposizione dal

da Cassano e a tingervi

continue

di rosso cinquanta dozzine «pellium

soyrarum Canobienarum» e, del colore che Antonio avrebbe precisato

in seguito, dodici dozzine di pelli montonine. Non sempre tuttavia nei

suoi affari Antonio operava da solo: nel marzo 1445 lo troviamo, sem-

pre a Milano, acquistare in società col fratello una partita di fustagni

bianchi e colorati da Gabriele Vignola fu Mafiolo per un prezzo com-

plessivo di 176 lire imperiali

211

.

L’economia e la società

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lano – a ogni diritto sulla chiesa stessa, ottenendo, come rimborso delle «maxime reparationes» ef-

fettuate alla chiesa stessa, la somma di 350 fiorini di peso piccolo. Su Andrino e il Dugnano cfr.

sopra nota 168, oltre nota 216, e testi corrispondenti, pp. 486, 506, 508.

211

AAT, prot. 29, f. 42

v

(8 novembre 1431); ASCT, Dor. 1442, f. 73

r

; Dor. 1445, f. 67

r

;

ASM, Fondo notarile, cart. 668, F. Spanzotta (15 luglio 1443); cart. 217, O. Sartirana fu Alber-

tino (6 marzo 1445): devo le segnalazioni rispettivamente a Beatrice del Bo e a Giampaolo Scharf,

che ringrazio per la cortesia.