

netto e Michele Zanotti fu Amedeo, abitanti a Torino, si impegnarono
con il mercante milanese Gabriele «de Brunello» fu Leonello, che agi-
va in solido con Nicola «de Galardis» di Cannobbio, a vendergli tutte
le pelli non conciate di cui avrebbero avuto la disponibilità fino al Car-
nevale successivo per il prezzo di 30 grossi di Savoia la dozzina. È pro-
babile che, come previsto dal già citato accordo del 1443 fra Antonio
da Cassano e i «de Sapis», la concia delle pelli avvenisse a Cannobbio,
dove, ancora in età moderna, era conciata gran parte delle pelli desti-
nate al mercato milanese
215
.
Finanziariamente più rilevante fu l’inserimento nella vita economi-
ca torinese dei Cusani, una famiglia ambrosiana capace di un’attività
commerciale estesa geograficamente ad altri centri del Piemonte occi-
dentale. La prima attestazione della loro presenza in città risale al 16
febbraio 1433 quando, nella spezieria di mastro Bertramino de Umbe-
nis, Vieto «de Cussano» concesse un mutuo di 32 fiorini a Bartolomeo
di Vallepelata. Otto anni dopo altri membri della medesima famiglia,
Azzone, Guidetto e Galdino fu Giovanni, che evidentemente intratte-
nevano rapporti commerciali con l’area torinese, furono nominati pro-
curatori dal milanese Guidotto Marinoni fu Giovanni per riscuotere cer-
ti crediti di Franceschino de Graffano abitante a Chivasso.
Una prova certa del loro interesse per la piazza di Torino si ha però
soltanto il 4 aprile 1453, quando a Milano costituirono una società di
durata sessennale e rinnovabile con Evangelista Dugnano fu Giovanni,
i fratelli Gaspare, Nicola e Pietro Trincheri fu Luchino e Lanzarotto fi-
glio naturale di Biagio Cusani. Il capitale sociale, di 3600 lire imperia-
li, fu suddiviso in tre quote di 1200 lire ciascuna, conferite rispettiva-
mente dai fratelli Cusani, dal Dugnano e dai fratelli Trincheri. Esso
avrebbe dovuto essere investito e fatto fruttare a Torino, dove Lanza-
rotto avrebbe dovuto recarsi e abitare per trafficare soprattutto «in re-
bus a merzaria». Utili e perdite sarebbero stati ripartiti in ragione di un
quarto per ogni quota, considerando pari a un altro quarto la parte spet-
tante a Lanzarotto per il suo lavoro. Quattro mesi dopo questi fu ac-
cettato come
habitator
dal consiglio comunale a patto che giurasse fe-
deltà al duca di Savoia. Non fu tuttavia fortunato: la morte lo colse nel-
l’albergo in cui risiedeva a meno di un biennio dalla sua immigrazione
a Torino. Diffusasi la notizia a Milano, suo padre, che era uno dei
ma-
gistri intratarum
di Francesco Sforza, si rivolse a quest’ultimo affinché
scrivesse al presidente del Consiglio cismontano per ottenere la restitu-
L’economia e la società
507
215
Ibid
., pp. 86-87.
e. merlo
,
La lavorazione delle pelli a Milano fra Sei e Settecento. Conflitti,
strategie, dinamiche
, in «Quaderni Storici»,
lxxx
(1992), pp. 369-97.