

Angelo, non meglio identificati, e al celebre artista Martino Spanzotti,
trasferitosi in città da Chivasso e riconosciuto come
habitator
nell’apri-
le 1513, risiedevano a Torino e vi esercitavano la stessa professione al-
tri
pictores
, oggi soltanto parzialmente noti: Antonio de Valle, Michele
Barberi
alias
Sarra, Giovanni Antonio Ragacini o «de Rovaxino», Pie-
tro e Giovanni da Givoletto
226
.
In modo analogo, la presenza dell’università e lo sviluppo dell’arte
della stampa avevano fatto contemporaneamente di Torino un centro in
grado di produrre e di diffondere cultura, che nei primi decenni del Cin-
quecento dava lavoro contemporaneamente a una decina circa di librai,
spesso immigrati. Alcuni di loro, come l’editore Antonio Ranotti, «aro-
matarius et librerius», e un certo «Goninus librerius et tabernarius», in-
tegravano le proprie entrate esercitando anche altre attività, mentre al-
tri assai opportunamente erano andati a risiedere, come mastro Stefano
Painelli, vicino ai loro più probabili clienti: «prope scollas Universitatis
Studii»
227
.
Le attività economiche si erano, in altre parole, adeguate compiuta-
mente alle nuove funzioni centrali via via acquisite dalla città anche in
campo culturale.
(
r. c.
)
L’economia e la società
513
47
r
(mastro «Christoforus de Moretis da Mediolano pictor, in Taurino habitans» è teste alla regi-
strazione all’estimo di Giorgio Grassi di Milano); ASCT, Coll. V, n. 1041,
Liber racionum
cit., ff.
34
r
, 65
r
(1464: è individuato come Cremonese ed è pagato «pro eo quod pinxit ad turrim Comunis
in altum»); cfr.
s. a. benedetto
e
m. t. bonardi
(a cura di),
Il Palazzo di Città nelle fonti documenta-
rie dell’Archivio Comunale
, in
Il Palazzo di Città
cit., II, p. 144;
Schede Vesme
cit., IV, pp. 1503 sgg.
226
M. Spanzotti: ASCT,
Ordinati
, 93, f. 15
r
(11 aprile 1513); Prot. e minut., 2, f. 323
r
(13
aprile 1513); 6, ff. 21
r
(19 dicembre 1514), 31
r
(19 dicembre 1514), 107
r
(3 aprile 1516), 131
r
(8
agosto 1516), 135
r
(8 agosto 1516);
g. romano
,
Giovanni Martino Spanzotti
, in
Recuperi e nuove
acquisizioni
, Torino 1975, pp. 12-15;
Schede Vesme
cit., IV, pp. 1596 sgg. G. da Givoletto: Pust.
1503, f. 121
v
. P. da Givoletto: Pust. 1503, f. 123
r
; Pust. 1523, f. 85
r
. Inoltre: ASCT, Coll. V,
n. 1130 (1523-26), ff. 17
v
(A. de Valle), 156
v
(M. Barberi
alias
Serra), 274
v
(G. A. Ragacini), 317
v
(P. da Givoletto), 495
r
(«mag. Angellus pictor»), 575
v
(«Iohannes pictor»), 586
v
(M. Spanzotti:
«Campagninus»). Cfr.
Schede Vesme
cit., IV, pp. 1155-56, 1167, 1322.
227
Mi limito alle menzioni di librai nella documentazione degli anni Venti del
xvi
secolo:
ASCT, Prot. e minut., 3, f. 563
r
(25 dicembre 1521: teste «mag. Iohannes de Dozena» libraio);
Coll. V, n. 1130 (1523-26), ff. 421
v
(«Iohannes de Papia librerius», probabilmente coincidente
con il precedente), 376
v
(«Franciscus librerius» e «fratres de Luatis librerii», coincidenti con gli
«heredes Mathei Luati librerii» di cui a f. 394
v
), 481
v
(«Simon Marignani stampator librorum»),
501
v
(«Anthonius Ranoti aromatarius et librerius»), 506
v
(«Anthonietus librerius»), 546
v
(«Go-
ninus librarius et tabernarius»), 552
v
(«Heustacius librerius»), 615
v
(«Sebastianus Baruncelli li-
brerius»), 616
v
(«mag. Stephanus Paynelli librerius»). Da un catasto coevo si sa che la libreria di
quest’ultimo era situata nel quartiere di Porta Nuova, parrocchia di San Gregorio «prope scollas
Universitatis Studii» Nuova 1523, f. 115
v
). Una parte soltanto di questi nomi compare fra quelli
degli stampatori a noi noti:
m. bersano begey
e
g. dondi
,
Le cinquecentine piemontesi. Torino
, To-
rino 1961, pp. 461 sgg., sin particolare pp. 485, 488 sgg., 494 sgg.