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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

4.

La comunità ebraica.

Alla fine del Trecento il Piemonte degli Acaia aveva cominciato ad

ospitare stabilmente i primi piccoli nuclei ebraici: ma è soprattutto con

l’avvento di Amedeo VIII che il flusso dalla Savoia degli Ebrei protet-

ti dalla sua salvaguardia assume larga e durevole consistenza. In effetti,

le testimonianze sull’insediamento a Savigliano, Ivrea e Moncalieri

228

precedono quelle che riguardano Torino, dove la formazione di un nu-

cleo si può con buona approssimazione far risalire al giugno del 1424

229

.

In quella data infatti il consiglio di maggior credenza della città si trovò

a dover esaminare la richiesta di Elia Alamando e di altri suoi correli-

gionari di essere ammessi a Torino in qualità di prestatori e di medici.

Incerti sul da farsi, timorosi di negare l’accoglienza a persone che go-

devano della salvaguardia ducale, preoccupati d’altronde dai flagelli che

una loro favorevole risposta avrebbe potuto far ricadere sulla pia città,

i consiglieri si affidarono a sei dei loro più autorevoli e capaci colleghi.

Le carte di privilegio che gli Ebrei esibivano frustravano sul nascere ogni

illusione di poter respingere la loro domanda. Benché nulla ci sia per-

venuto sull’incontro fra i rappresentanti cittadini ed Elia e Amedeo

Foa

230

, l’atmosfera non deve essere stata delle più cordiali. E Torino,

concedendo il suo assenso, tenne a sottolineare in un ampio preambolo

che dall’insediamento degli Ebrei in una comunità cristiana si ripro-

metteva un ampio acquisto di anime alla fede cattolica. Riteneva cioè

che l’attività missionaria, in special modo perseguita dai frati osservan-

ti Francescani, dovesse premiare questa sua acquiescenza alla volontà

del principe di Savoia.

Agli Ebrei la città garantiva la piena osservanza dei loro privilegi du-

cali, la sicurezza delle persone e dei beni, e la libertà di osservare i pro-

pri riti e feste. Qualora la residenza si fosse protratta, la città s’impe-

gnava a procurare loro un terreno fuori Porta Marmorea a uso di cimi-

tero. Indicativi dello spirito con cui ci si apprestava ad accogliere questi

228

Il materiale documentario qui utiliczzato è in massima parte tratto da

r. segre

(a cura di),

The Jews in Piedmont

, Jerusalem 1986, 1 (1297-582), e ad esso si fa rinvio ogni qualvolta manchi

altra indicazione. Sui primi nuclei ebraici, pp.

x-xi

.

229

Ibid.

, pp.

xviii-xix,

docc. 103, 104 relativi alle sedute del 14 e 17 giugno 1424. La nascita

della comunità ebraica è ricordata da

cibrario

,

Storia di Torino

cit., p. 392.

230

Foa tratta con la città nella sua veste di capo – forse anche formalmente investito – della

comunità di Savigliano, da cui dipendevano tutti gli Ebrei del Piemonte (cfr. docc. 19, 63). A sot-

toporre al consiglio la richiesta d’insediamento fu il rappresentante del duca a Torino, il giurista

Francesco Tomatis.