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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

erano attivi Giovanni e Benedetto Piccolpasso e Giovanni Gastaldi, tut-

ti «de Thaurino», che nel 1461 ottennero il pagamento di un credito

da parte del vescovo di Ginevra. I Piccolpasso, probabilmente, non vi

fecero fortuna: sappiamo infatti dal resoconto di un

clavarius

sabaudo

di Torino del 1477 che la figlia di Giovanni, Peronetta, alla morte del

padre ottenne dal duca di Savoia una

pensio

o, per meglio dire, elemo-

sina, di 25 fiorini annui di peso piccolo

219

.

Lo stato attuale degli studi sui fondi notarili di Milano, Genova e

Savona, che un po’ potrebbero supplire alla mancata conservazione dei

coevi cartulari subalpini, lascia ancora nell’ombra i rapporti commerciali

fra Torino e queste città nel mezzo secolo che precedette l’occupazione

francese. Non c’è dubbio tuttavia che Torino fu in quegli anni di rapi-

da crescita la località centrale forse economicamente più importante e

capace di attrarre energie nuove del Piemonte sabaudo. La robusta im-

migrazione di una nobiltà ormai proveniente da tutta la regione, ma che

tuttavia continuava a conservare le proprie fonti di reddito nelle loca-

lità di origine, fece della città in rapido sviluppo urbanistico il più co-

spicuo centro di consumo di prodotti alimentari e di lusso di tutto il Pie-

monte. Si sviluppò l’attività creditizia, che non fu più esercitata dalla

casana locale, probabilmente scomparsa. A prestare su pegno furono,

nei decenni centrali del Quattrocento, alcuni membri di famiglie ebrai-

che. Più tardi, a partire dal 1519, operò per qualche anno un Monte di

Pietà, che però scomparve in meno di un decennio. Alle operazioni di

cambio e di credito partecipò pure un numero crescente di operatori eco-

nomici forestieri, tra i quali alcuni Fiorentini, come il mercante Fran-

cesco Sapeti che sappiamo attivo in città alla fine del 1458 o come il no-

bile Alessandro Gerolami, menzionato in un atto del 17 gennaio 1524,

i contorni delle cui attività sfuggono per le carenze documentarie a cui

si è accennato

220

.

Di qualche altro personaggio, come il genovese Barnaba Giustinia-

ni, che il 10 novembre 1458 scrisse per il vescovo Ludovico di Roma-

gnano e altri ecclesiastici una lettera di cambio a Roma dell’importo di

1500 ducati d’oro, si sa invece qualcosa di più. Sono noti i molteplici

219

G. de Gebennis: ASCT, Dor. 1445, f. 48

r

(2

g.te

di vigna e bosco); Dor. 1457, f. 78

v

(stes-

si beni). Sua immigrazione: ASCT,

Ordinati

, 68, ff. 33

r-v

, 147

r

-148

r

; 70, ff. 14

r

-15

r

. G. e B. Pic-

colpasso e G. Gastaldi:

f. borel

,

Les foires de Genève au quinzième siècle

, I, Genève 1892, p. 110;

II, pp. 118 sgg. Peronetta Piccolpasso: CCT, rot. 116/2.

220

Ebrei: cfr. in questo stesso capitolo, il contributo di

r. segre

,

La comunità ebraica

, pp. 514-

523. F. Sapeti: AAT, prot. 32, f. 161

r

(1° dicembre 1458), f. 163

r

(8 dicembre 1458). Monte di

Pietà:

m. chiaudano,

Un contributo alla storia dei Monti di Pietà e della banca in Italia. L’Istituto

San Paolo di Torino

, in «Archivio Storico Italiano», CXXIV (1966), pp. 250-55; A. Gerolami:

ASCT, Prot. e minut., 3, f. 594

r

(17 gennaio 1517); 7, f. 411

r

(8 marzo 1532).