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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
opificio veniva prodotta, sia i fustagni che faceva fabbricare, sia infine
«alias suas mercancias». Le sue attività imprenditoriali e commerciali
non furono tuttavia coronate dal successo e conobbero un declino tanto
rapido che nel 1489-90 un
clavarius
sabaudo di Torino annotò su un re-
soconto che Abbondio morì povero, senza beni immobili e che la sua car-
tiera andò distrutta. È tuttavia significativo che la creazione della car-
tiera abbia preceduto di pochi anni la stampa del primo incunabolo im-
presso a Torino di cui si abbia notizia ed è molto probabile che la carta
filigranata «signo tauri» che vi veniva fabbricata sia stata usata nell’edi-
zione di almeno alcune delle numerose opere impresse a Torino a fine
Quattrocento
190
.
Questi fragili dati sulle cartiere torinesi lasciano intravedere una sto-
ria ancora in gran parte ignota, ma sicuramente travagliata, in cui sem-
brano ripetersi difficoltà, momenti di slancio e insuccessi già sperimen-
tati fra Tre e Quattrocento. È difficile soprattutto, allo stato attuale de-
gli studi, farsi un’idea anche approssimativa del rapporto esistente fra
la produzione torinese di carta e le richieste del mercato locale. Certo è
che, come i prodotti delle cartiere della vicina Caselle potevano all’oc-
correnza soddisfare le esigenze dell’editoria, dell’università e della bu-
rocrazia torinese, così la carta fabbricata in città partecipava natural-
mente al ben più vasto e sicuro mercato della produzione cartaria casel-
lese e, più genericamente, subalpina. Non stupisce perciò che il 31
gennaio 1460 un fattore del mercante torinese Pietro Soncino, in cam-
bio di 80 cantari di tonnine spagnole, esitasse sulla piazza di Savona, as-
sieme a una «cargia calibis sive assariorum bonorum», oltre 34 balle di
carta «bona a scribendo» probabilmente di origine piemontese.
Qual era la provenienza del carico di acciaio a cui si è fatto riferi-
mento, che, fra l’altro, come dimostra una lettera di Ludovico di Savoia
a Filippo Maria Visconti del 29 novembre 1438, si inseriva in un più ro-
busto flusso di esportazioni dello stesso materiale in direzione di Savo-
na e della Liguria? I problemi di interpretazione che si pongono sono
della stessa natura di quelli a cui si è accennato a proposito della «ma-
latolta ferri et peciarum pannorum», che veniva prelevata in ragione di
3 denari di Vienne per ogni «centenario» di ferro esportato dal distret-
to cittadino. Si trattava di metallo, forse rilavorato a Torino, ma che
proveniva con ogni probabilità da Brosso o da una delle valli, come quel-
le di Lanzo, che si aprivano nelle Alpi nord-occidentali e che alimenta-
190
benedetto
,
Macchine idrauliche
cit., pp. 188-89;
bracco (
a cura di),
Acque, ruote e mulini
cit., II, pp. 239-40, pp. 244-73. Immigrazione a Torino: ASCT,
Ordinati
, 70, ff. 14
r
-15
r
(6 feb-
braio 1441). Cartiera: ASCT, Dor. 1470, f. 23
v
; CCT, mazzo 35, fasc. relativo al periodo 21 di-
cembre 1499 - 27 luglio 1501.