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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

risulta sia mai stato emanato un decreto di espulsione, ma al di là di ogni

presumibile falcidia della documentazione, la continuità della presenza

ebraica nell’agitata vita dello stato sabaudo tra Quattrocento e Cinque-

cento appare spezzata.

Allorché nel 1533 si solleva la cortina del silenzio, le fila dell’ebrai-

smo torinese risultano già ricomposte; e non siamo certo di fronte a un

prestatore isolato o a una singola famiglia quando i

sindici

di Torino sol-

lecitano la convocazione del consiglio per richiedere l’espulsione degli

Ebrei o, con maggior realismo, l’obbligo di portare il berretto rosso per

segno distintivo

252

. Carlo II non sembra essersi preoccupato di rispon-

dere e le angustie finanziarie provocate dalla guerra combattuta ai suoi

confini lo hanno certo dissuaso dal ridurre o interrompere l’attività dei

banchi.

L’offensiva francese, del resto, sta per ridurre l’ambito effettivo del

suo governo a una sottile striscia di terra sui bordi del Sesia e per oltre

vent’anni il suo palazzo a Torino è residenza del luogotenente francese.

Il mutare di regime però non rende certo più propizio agli Ebrei il

clima di Torino e del Piemonte; gli occupanti hanno infatti un’atavica

avversione verso di loro. Nell’agosto del 1543 il massaro del comune ri-

ceve l’ordine di corrispondere sussidi a coloro che non sono in grado di

riscattare i propri pegni presso i banchi. Il 27 luglio infatti, dopo aver

ottenuto l’assenso del presidente del Parlamento di Piemonte, il consi-

glio aveva laconicamente deliberato: «expellantur omnes judeî extra ci-

vitatem»

253

. Ma se questa misura fu veramente attuata, i suoi effetti ri-

sultano di breve durata, perché già tre anni dopo erano attivi a Torino

almeno tre banchi di pegno con un giro d’affari certo cospicuo. È infatti

da ritenere che Vitale e Abram Foa e Moise Todros svolgano rilevanti

operazioni finanziarie non collegate ai consueti prestiti su pegno, giac-

ché sono accusati dal Parlamento di speculare su capitali affidati loro da

cristiani

254

. Il governo francese, del resto, si comporta in modo non

difforme dai duchi, e nel 1548 ordina a tutti gli Ebrei di «se retirer en

une rue à part la plus secrète et moins frequentée»; non si parla più del

«cancello», ma il concetto è il medesimo e puramente retorico

255

. Nel

1552 sono infatti i comandanti militari francesi a raccomandare il figlio

di un altro banchiere comparso a Torino, Emanuele, affinché possa apri-

252

Docc. 797 (9 giugno 1533).

253

Docc. 803, 812-13, 27 luglio e 27 agosto 1543. L’ordine di espulsione contempla espressa-

mente il medico Manuele de Turre, che è rimandato alla sua precedente residenza in Carignano.

254

Docc. 828, 832.

255

Doc. 830.