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progressione che da sola testimonia il deteriorarsi dell’ordine pubblico

nel corso di quegli anni

259

.

Erano del resto provvedimenti, se non inutili, almeno insufficienti

a stroncare una turbolenza che negli anni successivi avrebbe continua-

to a manifestarsi con sempre maggiore audacia: come nel 1472, quando

la rivalità fra studenti cismontani e oltremontani provocò disordini che

coinvolsero anche i cittadini e vennero sedati soltanto dall’intervento

di armati ducali, o nel 1485, quando gli studenti «associati cum quibu-

sdam hominibus extraneis cum armis offensilibus» assaltarono la casa

di uno dei loro professori, Giacobino di San Giorgio, membro del con-

siglio di credenza e uno dei più in vista fra i notabili cittadini; nel 1489,

quando a coronamento di ripetuti «excessibus, scandalis, rixis et insul-

tibus diurnis et nocturnis» gli studenti aggredirono in casa sua il vica-

rio Ludovico di Strambino, inducendo il consiglio a reagire ancora una

volta con l’istituzione di una guardia straordinaria; nel 1511, quando

uno scolaro, Gabriele dei signori di Tronzano, uccise un uomo in un al-

terco scoppiato mentre si piantava l’albero di Maggio; nel 1526, quan-

do in occasione del Carnevale le risse fra studenti e giovani cittadini

giunsero a un tale grado di violenza che il rettore dello Studio dovette

rivolgersi al «Consilium cum domino residens» per far salvaguardare la

vita e le cose dei suoi confratelli; e ancora nel 1531, quando vanamen-

te le autorità cercarono di riportare la pace fra cittadini e studenti, «qui

continue stant in armis»

260

.

La turbolenza studentesca era tuttavia soltanto una fra le cause del

disagio sociale che le fonti torinesi testimoniano con crescente fre-

quenza fra Quattro e Cinquecento. Più ancora della presenza ingom-

brante dello Studio e dei suoi utenti era la stessa crescita incontrollata

della città, meta di una sostenuta immigrazione, sede di un numeroso

apparato burocratico, frequentemente visitata dai duchi col loro seguito

di servitori e di armati, a creare le condizioni per l’insorgere della vio-

lenza; e se ne mostrava ben consapevole il consiglio comunale quando,

nel 1471, dichiarava di voler porre un freno agli «excessus et scandala

que fiunt singulis diebus in ipsa civitate propter diversitatem gentium,

linguarum et morum». Pochi mesi prima, una supplica rivolta dalla co-

L’economia e la società

525

259

ASCT,

Ordinati

, 53, f. 116; 74, f. 57

r

; 78, f. 215

v

; il privilegio in

c.

e

f. a. duboin

,

Rac-

colta per ordine di materie delle leggi, editti, manifesti, ecc., pubblicati dai Sovrani della Real Casa di

Savoia fino all’8 dicembre 1798

, Torino 1818-69, XIV, pp. 103 sg.

260

bellone

,

Il primo secolo di vita

cit., p. 83;

f. gabotto

,

Lo Stato sabaudo da Amedeo VIII ad

Emanuele Filiberto

, Torino-Roma 1892-95, II, p. 95;

id.

,

L’Università in Piemonte prima di Ema-

nuele Filiberto

, Torino 1898, pp. 41-44;

barbero

,

La violenza organizzata

cit., pp. 439-45; ASCT,

Ordinati

, 82, f. 51

r

; 83, f. 53

r

.