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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

ses, rudelles et aultres armes sans ce qu’on en face aulcune démonstra-

tion»

263

.

Anche la criminalità comune si faceva forte dell’impotenza della giu-

stizia, rendendo più che mai precaria la sicurezza delle strade; in un so-

lo giorno, il 4 marzo 1531, il consiglio ducale era chiamato a occuparsi

della rapina compiuta da alcuni Torinesi, a poca distanza dalla città, ai

danni di un convoglio di mercanti, e dell’aggressione di cui un dottore

in legge era stato vittima in piena città, ad opera del prevosto di Bibia-

na e dei suoi complici. Qualche tempo prima, la duchessa aveva prega-

to il duca di mandarle il denaro necessario per assoldare venticinque uo-

mini, a piedi e a cavallo, «pour tenir la justice en craincte et réputation,

pour les grans maulx et homicides qui ont esté perpetiez n’a guères»;

poche decine di sbirri, si assicurava, sarebbero stati sufficienti per ri-

portare la situazione sotto controllo, non solo in una città di dimensio-

ni ancora assai modeste come Torino, ma nell’intero Piemonte. Ma per

le disastrate finanze ducali anche questo sforzo risultava eccessivo; do-

po anni di esitazioni e rinvii il duca, paralizzato dalla mancanza di de-

naro, si risolse a chiedere ai Torinesi di mettere a sua disposizione ven-

ti uomini «pro fortifficatione iusticie» a spese della comunità, andando

però incontro a un netto rifiuto

264

.

Il timore che l’aggravarsi della delinquenza, se si fosse continuato a

non porvi riparo per mancanza di mezzi, finisse per provocare il crollo

dell’autorità ducale rappresenta il filo conduttore dei rapporti inviati da

Torino al duca nel corso di quegli anni. Nel 1530 la duchessa Beatrice

scriveva al duca che solo prendendo immediati provvedimenti si sareb-

be potuto far sì che le città subalpine «ne se mettroyent en esmotion,

que seroit, je vous asseheure, pire que l’on ne cuide, s’ilz mettent les

mains aux armes». Il timore che la fedeltà delle comunità piemontesi,

messa a così dura prova, finisse per vacillare si accompagnava dunque a

una profonda diffidenza nei confronti di un mondo urbano percepito

come politicamente instabile e difficilmente controllabile in caso di

«esmotion». L’anno seguente il presidente del Consiglio cismontano

Chiaffredo Pasero scriveva a Carlo segnalando in termini allarmati «la

diminution de vostre auctorité»: le condizioni del paese, avvertiva l’al-

263

Cfr. rispettivamente

I diari di Marino Sanuto

, XLI, Venezia 1894, f. 390;

soffietti

,

Ver-

bali del «Consilium cum domino residens»

cit., p. 71;

g. fornaseri

,

Beatrice di Portogallo duchessa

di Savoia, 1504-1538

, Cuneo 1957, doc. 119; e per i provvedimenti contro i nobili sediziosi

a. ca-

viglia

,

Claudio di Seyssel (1450-1520). La vita nella storia dei suoi tempi

, in «Miscellanea di Storia

Italiana», serie III,

xxii

(1928), doc. 99 e

soffietti

,

Verbali del «Consilium cum domino residens»

cit., p. 145.

264

Ibid

., pp. 177, 226;

fornaseri

,

Beatrice di Portogallo duchessa di Savoia

cit., doc. 17.