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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
munità al duca aveva elencato ancor più in dettaglio i problemi causa-
ti dalla difficile coesistenza di autoctoni e forestieri in quella che si av-
viava a divenire la capitale non solo del paese subalpino, ma dell’inte-
ro ducato sabaudo. Torino, si affermava, era piena di immigrati stra-
nieri, gente violenta e facile alle risse, e la loro presenza era fonte di
ogni sorta di guai: omicidi, pestaggi, violenze, stupro di donne anche
oneste, cosa questa, s’intende, ben più grave che non la violenza cor-
rentemente esercitata dai giovani cittadini ai danni di prostitute o mi-
serabili
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.
Il duca, tuttavia, poteva fare ben poco, poiché proprio la sua pre-
senza in città riempiva le case e le strade di Torino di soldati forestieri
troppo pronti ad allungare le mani, di nobili rissosi continuamente in li-
te fra loro, e in generale di quei Savoiardi nei cui confronti, fossero no-
bili o plebei, civili o militari, la popolazione della città covava un ran-
core sempre meno represso. Negli ultimi anni del Quattrocento, gli in-
cidenti fra i Torinesi e gli uomini d’arme o i cortigiani ducali si ripetono
con tanta frequenza da sorpassare per gravità le violenze studentesche;
in tutte queste occasioni il duca o la duchessa risultano presenti in città,
e anzi per lo più vi sono appena giunti, tanto da suggerire che proprio il
loro arrivo abbia costituito il detonatore della rivolta. Alla fine di giu-
gno del 1486, quando il duca Carlo I si preparava alla guerra contro il
marchese di Saluzzo, una rissa fra i cittadini e gli arcieri ducali provocò
un numero imprecisato di morti, e qualche arciere vi perse cavalli e ba-
gagli; va precisato che questi arcieri rappresentavano il primo nucleo di
una forza armata permanente a disposizione del duca, in un’età in cui
le città piemontesi guardavano ancora con la massima diffidenza all’isti-
tuzione di milizie professionali, ed erano frequentemente impiegati in
funzione repressiva in appoggio alle normali forze di polizia. La notte
del 24 giugno 1490, festa di San Giovanni Battista, uno dei principali
consiglieri della duchessa Bianca, Louis de Miolans signore di Serve, fu
aggredito per strada mentre tornava dal castello di Porta Fibellona, re-
sidenza della reggente, alla casa di Tommaso da Gorzano in cui era al-
loggiato. Secondo il cronista Domenico Macaneo, allora «magister scho-
larum» a Torino, l’aggressione nei suoi confronti fu provocata dall’in-
comprensione fra i locali e gli «allobroges», acuita dai «dissoni mores
dissona cum lingua»; la folla inseguì il Miolans fin dentro la casa, ne
sfondò la porta e la mise a sacco, massacrando uno scudiero e quattro
servitori. Sei mesi dopo infine, la notte del 20 gennaio 1491, fu ucciso
in un agguato in una strada di Torino Louis de Villette, che aveva rico-
261
ASCT,
Ordinati
, 79, f. 231
r
;
HPM
,
Leges
, I, f. 747.