

fata
di Pietro Giacomelli da Chieri
118
, ma non mancavano traduzioni di
classici, di Ovidio soprattutto, novelle o romanzi cavallereschi (
Inna-
moramento di Rinaldo
), opere di contenuto religioso (
Soliloquio
di san-
t’Agostino,
Libro da compagnie
,
Confessione
di Bernardino da Feltre), e
di propaganda antiluterana (Tommaso Illirico). Tuttavia è pur sempre
e solo l’editoria scolastica latina a costituire la risorsa fondamentale so-
prattutto per la bottega dei Silva, che anche in questo campo si affer-
ma, nonostante le frequenti assenze del titolare da Torino
119
, come la
principale tipografia subalpina della prima metà del nuovo secolo: vi
predominano da un lato le solite grammatiche dei Serafini, Perotti, Vil-
ladei, Boccardo, Baldo e, dall’altro, i tradizionali testi di lettura: Eso-
po, Ovidio, Virgilio, Prospero d’Aquitania, Vergerio, Sulpizio da Ve-
roli, ma è lasciato un certo spazio anche a opere meno comuni come il
De viris illustribus
di Sesto Aurelio Vittore, il
Pascale Carmen
di Sedu-
lio, il
De fluminibus
di Vibio Sequestre, unica
editio princeps
di autore
antico che il Piemonte ha saputo esprimere in epoca rinascimentale, gra-
zie alle ricerche condotte dal prete Martino Salio nelle biblioteche fran-
cesi
120
, e, mercé il contributo finanziario di Giovanni Balciano da Bre-
me e l’impegno di Gaspare Capris, abate di san Pietro in Muleggio,
l’
Italia illustrata
e
Roma restaurata
di Flavio Biondo. Sostanzialmente
gli stessi testi presentano le altre due botteghe concorrenti, quella del
De Benedictis, che da Lione ritornò a lavorare in Torino, sia pure con
qualche interruzione, dal 1503 al 1519, e quella di Antonio Ranoto e
di Eustachio Hebert, che della prima rilevarono l’attrezzatura dopo
aver ad essa offerto una collaborazione triennale: le uniche novità so-
no rappresentate dalla riapparizione, a circa quarant’anni di distanza
dalla prima ristampa monregalese, delle
Epistolae ad familiares
di Cice-
rone e dalla comparsa delle prime edizioni torinesi dei
Rudimenta gram-
matices
di Bonifacio Genero e del
De octo orationis partium construc-
tione
di Erasmo.
La vita e le istituzioni culturali
625
118
bersano-begey
e
dondi
(a cura di),
Le Cinquecentine Piemontesi
cit., 719, già pubblicato da
v. promis
,
Di Pietro Giacomello da Chieri
, in
L’Augurio, strenna per il Capo d’Anno 1878
, Torino
1877.
119
Aprì tipografia a Savona forse già nel 1502 e nel 1503; successivamente (1506) ottenne pri-
vilegi di stampa per Genova, ma «ob temporum difficultate et ob alia negotia, quibus valde impe-
ditus fuit ipsam artem in dicta civitate hactenus minime exercuerit» (
n. giuliani
,
Primo - Secondo
supplemento alle Notizie della tipografia ligure sino a tutto il secolo
xvi
pei socii N. Giuliani e L. T.
Belgrano
, in «Atti della Società Ligure di Storia Patria»,
ix
[1869], pp. 336-37, 476-77). Fu inve-
ce più fortunato in Asti, dove lavorò dal 1518 al 1521 (CQ, II, 1966, pp. 224-225, 263).
120
Non era propriamente una scoperta, perché il testo era già noto al Pastrengo e posseduto
dal Petrarca, Domenico di Bandino e Giovanni Corvini (
r. sabbadini
,
Le scoperte dei codici latini
e greci ne’ secoli
xiv
e
xv
. Nuove ricerche col riassunto filologico dei due volumi
, 2 voll., Firenze 1967,
p. 261).