Table of Contents Table of Contents
Previous Page  637 / 852 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 637 / 852 Next Page
Page Background

lì a pochi anni doveva portare Amedeo VIII ad accettare dal concilio di

Basilea l’elezione al pontificato col nome di Felice V (1439). Lo stesso

privilegio per l’istituzione dello

Studium

(28 ottobre 1404) fu richiesto

a Benedetto XIII, cioè a quel Pedro de Luna, papa «avignonese», che,

deposto a Costanza, avrebbe finito i suoi giorni alla Peñíscola, «in quel

romantico castello dei Templari eretto in cima ad uno scoglio che si avan-

za nel mare, formando una penisola, un po’ al sud di Tortosa»

134

; e pro-

prio l’incertezza del momento spiega la successione dei privilegi e delle

conferme, da quella dell’imperatore Sigismondo di Lussemburgo-Boe-

mia (1412) a quelle dei papi Giovanni XXIII (1413), Martino V (1418)

e dello stesso Eugenio IV (1437).

Dovrà insomma essere fortemente sottolineato il particolare mo-

mento di nascita dello Studio, momento di rapida trasformazione e ri-

composizione di rapporti politici e culturali interni ed esterni al «siste-

ma italiano», in una contiguità con l’esperienza intellettuale e politica

della Francia, da una parte, e del dominio visconteo dall’altra. Non stu-

pirà perciò che il panorama universitario e culturale torinese sia stato

via via interessato dal nascente fenomeno dell’Umanesimo giuridico, con

un costante intreccio fra gli interessi giuspubblicistici dei giureconsulti

locali (com’è del resto tipico di tutto il movimento umanistico, in Fran-

cia più che in Italia) e la politica dei duchi, culminata con l’erezione di

un consiglio generale a Torino nel 1424.

Se è poi vero che dal 1436 deve datarsi «veramente l’attività dello

Studio di Torino», in seguito ad una più decisa sua connotazione isti-

tuzionale

135

, alquanto difficile sembra condividere la suggestione del

Cognasso, spesso ripetuta e ribadita, secondo la quale a partire da quel-

l’anno e dalle iniziative legislative di Amedeo VIII che hanno come og-

getto lo Studio, esso può essere individuato come «prototipo» di una

«università di Stato». Il carattere «organico» del rapporto fra profes-

sori (soprattutto i professori giuristi) e potere non è cosa che riguardi

solo gli stati principeschi del primo Quattrocento italiano, ma è feno-

meno connaturato agli studi giuridici nel medioevo così come nell’età

moderna. Piuttosto potrà avvertirsi il particolare rapporto fra la cultu-

ra giuridica e politica torinese, che nello Studio s’incarna, e le istitu-

zioni politiche e «parlamentari» del ducato nel processo di formazione

dello Stato regionale.

La vita e le istituzioni culturali

631

134

f. ehrle

,

Un catalogo fin qui sconosciuto della Biblioteca Papale d’Avignone (1407)

, in

Fa-

sciculus Ioanni Willis Clark dicatus

, Cambridge 1909, pp. 97-114, in particolare pp. 98-99.

135

Cfr. ancora

nada patrone

,

Il Piemonte medievale

cit., pp. 309-10, con accentuazione del

più sfumato giudizio di

cognasso

,

Vita e cultura in Piemonte

cit., p. 653.