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ca, rinacque con l’Umanesimo»

145

. L’atteggiamento umanistico del Ca-

ra è inoltre testimoniato dalle sue superstiti epistole, indirizzate a cor-

rispondenti giuristi e letterati, a dimostrazione di interessi e tendenze

di tipo umanistico che gli furono riconosciute da un Ermolao Barbaro.

Straordinaria importanza ebbe inoltre la sua attività di promotore di al-

cune fra le prime edizioni giuridiche torinesi, fra le quali si possono ri-

cordare quelle della

Lectura super Sexto Decretalium

di Domenico da San

Gimignano (1487), i

Decreta ducalia Sabaudiae

(1487), le

Istituzioni

di

Giustiniano (1488), la

Lectura super Clementinis

del cardinale Francesco

Zabarella (1492) ed il commentario ai

Libri Feudorum

di Baldo degli

Ubaldi (1497).

Il lascito della cultura giuridica quattrocentesca risulta evidente nel-

la situazione torinese dei primi anni del secolo

xvi

. Nelle malcerte no-

tizie della vita dello Studio spiccano tuttavia alcune significative pre-

senze, tra le quali, fugace ma non casuale, è di gran lunga prima quella

di Erasmo. La sua laurea in teologia data al 4 settembre del 1504, e se

è vero che a due anni di distanza il grande Umanista dichiarava la sua

scarsa soddisfazione per il titolo conseguito a Torino «contra animi sen-

tentiam», è pur vero che il suo breve soggiorno nella città subalpina non

restò senza traccia nella sua memoria, poiché nel 1531 egli poteva ri-

chiamarlo con parole di nostalgia per l’accoglienza cordiale ricevutavi:

«Taurini commorati sumus aliquantisper, mihi placebat gentis humani-

tas […]» E non è senza significato che il diploma (ritrovato fra le carte

di Erasmo alla sua morte) fosse prodotto più tardi dalla città di Torino

«nella causa contro la città di Mondovì che pretendeva conservarsi la

prerogativa dell’università degli studi»

146

.

Se il fugace passaggio di Erasmo a Torino non basta a collocare l’am-

biente culturale subalpino in una dimensione europea della vita univer-

sitaria del primo Cinquecento, si deve tuttavia sottolineare la persistente

vitalità delle istituzioni universitarie, e in particolare della cultura giu-

ridica, in un momento di massimo travaglio della vita politica del Con-

tinente e del Piemonte sabaudo in particolare. È stato giustamente os-

servato dal Cognasso

147

, che alla vigilia dell’invasione francese, negli an-

ni 1532-33, lo Studio torinese, che nel 1506 aveva avuto rinnovati i suoi

La vita e le istituzioni culturali

635

145

a. dillon bussi

,

sub voce

«Cara, Pietro», in DBI, XIX, pp. 289-93, in particolare p. 292,

con ampia bibliografia; ma cfr.

soffietti

,

Note sui rapporti tra diritto sabaudo, diritto comune e di-

ritto locale consuetudinario

cit., p. 268.

146

chiaudano

,

Il testo della laurea di Erasmo da Rotterdam

cit., pp. 457-65, in particolare

p. 459, nota 2. Cfr.

firpo

,

Erasmo da Rotterdam a Torino

cit., pp. 239-59 (poi in

id

.,

Gente di

Piemonte

, Milano 1983, pp. 41-70).

147

cognasso

,

Vita e cultura in Piemonte

cit., p. 666.