

sei tomi fra il 1566 e il 1592, per cura del figlio Giovan Francesco, an-
ch’egli professore di diritto nello Studio torinese e futuro presidente
del Senato di Piemonte.
La presenza di Aimone Cravetta nello Studio torinese, fino alla sua
morte nel 1569, segnò la ripresa dell’attività universitaria e con essa del-
la vita della cultura giuridica in un momento di forte riorganizzazione
dello stato sabaudo, dopo quella guerra che aveva «guasto il tutto», po-
nendo da canto «tutte le belle e buone consuetudini»
158
, e dopo che Ema-
nuele Filiberto ebbe trasferito a Torino la capitale del suo governo e re-
stituito alla città la sua università, con la nota sentenza del Senato del
22 ottobre 1566
159
. Se si pone mente che lo Studio ebbe in quegli anni
tra i suoi professori Jacques Cujas e Guido Panciroli, s’intende appieno
il mutato ruolo dell’ambiente universitario torinese nel panorama ita-
liano ed europeo. Vero è che il Cujas, reduce dalla sfortunata vicenda
che lo aveva visto soccombere nello Studio di Tolosa al mediocre For-
cadel, «rimase a Torino poco più di sei mesi»
160
, terminando probabil-
mente l’insegnamento prima della fine dell’anno accademico 1566-67,
forse con poca soddisfazione del suo stipendio (inferiore di ben 400 scu-
di rispetto a quello del Cravetta) così come dei suoi colleghi italiani, che
presto avrebbe tacciato, nella nota epistola dedicatoria ai suoi
Paratitla
in
l
libros Digestorum
, di
miseri
,
blaterones
,
desipientes
(accuse del puro
studioso di diritto su basi schiettamente filologiche, non uso alla lotta
viva del foro, rivolte principalmente contro la «prammatizzazione» del-
la scienza giuridica del suo tempo, che dovevano farsi più sanguinose
ancora nella polemica che dieci anni dopo avrebbe opposto il Cujas al
Bodin della
République
, accomunato come
causidicus
ai
vultures togati
e
ai
forensia pecora
)
161
.
Molto più a lungo insegnò a Torino Guido Panciroli, proveniente
dallo Studio patavino e nominato nel 1570 in sostituzione del Cravet-
ta («essendo vacante la lettura de leggi nella prima cathedra della sera
in questa Università di Turino per la morte del fu m. Aymo Cravet-
La vita e le istituzioni culturali
639
158
Sono le parole del chierese Giovanni Antonio Gribaldi Mofa, così come ce le riferisce la
Novella XII
(parte
ii
) del Bandello:
Le Novelle
, in
m. bandello
,
Tutte le opere
, a cura di F. Flora,
I, Milano 1934, pp. 788-94, in particolare p. 789. Le rievocava finemente
cognasso
,
Vita e cultu-
ra in Piemonte
cit., p. 665.
159
Cfr.
chiaudano
,
La restaurazione della Università di Torino per opera di Emanuele Filiberto
cit., pp. 55-57.
160
Ibid
., p. 62. Più ampie e dettagliate notizie in
id
.,
I lettori dell’Università di Torino ai tem-
pi di Emanuele Filiberto (1566-1580)
cit., pp. 69-117; con i
Documenti relativi a Iacopo Cuiaccio
,
pp. 122-23).
161
Cfr.
m. isnardi parente
, Introduzione a
j. bodin
,
I sei libri dello Stato
, a cura di M. Isnar-
di Parente, I, Torino 1988
2
, pp. 13-15.