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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
nella vita confessionale così come in quella culturale e politica. Il Gri-
baldi Mofa che scrive i libri
De methodo ac ratione studendi
è il medesi-
mo autore dell’
Apologia
di Michele Serveto, è cioè figura che è vano vo-
ler ridurre in uno dei campi in lotta e qualificare come tale all’interno
di un dibattito di tipo controversistico. Egli ci appare piuttosto come
uomo di riflessione e di pensiero, uomo partecipe di una sorta di
via me-
dia
al rinnovamento religioso e scientifico della sua età, come l’autore,
nell’ambito della cultura giuridica, di una
concordantia
fra esigenze di
conservazione di un patrimonio dottrinale fondamentale ed esigenze di
rinnovamento del metodo degli studi e della scienza del diritto.
Figure come quelle del Belli e del Gribaldi Mofa ci consentono di
guardare alla cultura giuridica di ambiente torinese come a un ponte
gettato fra tradizione italiana (o «bartolistica» che dir si voglia) e
mos
Gallicus
, cioè a quel «nodo centrale della nostra storia giuridica rap-
presentato dal permanere nel Cinquecento (e oltre) italiano, nonostan-
te la fioritura precedente, della scienza giuridica tradizionale, e dal coe-
vo
exploit
della giurisprudenza umanistica o
mos gallicus
in altri Paesi,
a cominciare dalla Francia»
170
. È solo pensando a ciò che si può coglie-
re la radice di esperienze ulteriori, come quella del grande «consiliato-
re» Ottaviano Cacherano, giurista al servizio della restaurazione poli-
tica ed amministrativa del ducato ma, soprattutto, autore di due volu-
mi di pareri legali «che riprendevano sostanzialmente alcuni dei più
tipici luoghi comuni della logica politico-dinastica e della ragion di Sta-
to»
171
. Lo stesso Bodin doveva farne ampio uso nell’apparato dei suoi
Six livres de la République
, collocando dunque la giurisprudenza consu-
lente di ambiente sabaudo tra quei materiali, che presto il Botero avreb-
be riportato dalla Francia in Italia per dar vita alla nuova e dirompen-
te costruzione teorica della
Ragion di Stato
: la cui prima edizione, per
una di quelle fatalità delle quali son piene le storie, apparve giusto nel
1589, anno della scomparsa del Cacherano. Quell’anno segna, per mol-
ti versi, il passaggio ad una nuova fase della storia della vita politica e
culturale dell’Europa.
(
d. q.
)
170
m. ascheri
,
Giuristi, umanisti e istituzioni del Tre-Quattrocento
, in
id
.,
Diritto medievale e
moderno
cit., pp. 101-38, in particolare pp. 101-2 (parzialmente già apparso in «Annali dell’Isti-
tuto storico italo-germanico in Trento»,
iii
[1977], pp. 43-73).
171
v. castronovo
,
sub voce
«Cacherano d’Osasco, Ottaviano», in DBI, XVI, pp. 57-59, in
particolare p. 59. Per il «momento boteriano», oggetto di lunghi e capitali studi da parte di Luigi
Firpo, si veda ora
a. e. baldini
(a cura di),
Botero e la «Ragion di Stato» (
Atti del convegno in me-
moria di Luigi Firpo, Torino 8-10 marzo 1990), Firenze 1992 (con la bibliografia boteriana, cura-
ta dallo stesso Baldini, a pp. 503-53).