

talan, Bertran d’Alamanon, Elias de Barjols, e Uc de Saint Circ, che lo-
da Tommaso II di Savoia: i poeti e la corte, i venuti-da-fuori a cantare
in volgare i signori-di-dentro; quasi un’invasione espressiva di mondo
nuovo che s’insinua in una tradizione aulica di mondo antico dove il la-
tino è sempre più emarginato nelle scritture dei memorialisti, dei croni-
sti del poco e del piccolo. Circolazione di modelli? Piuttosto circolazio-
ne di nuovi venuti che, senza saperlo, mettono in crisi modelli antichi,
tradizionali e, forse, non più al tempo coi tempi. Non a caso la parteci-
pazione di signori piemontesi alla seconda, terza e quarta Crociata coin-
cide con un’esperienza vissuta da signori piemontesi quali Baldovino IV,
Guglielmo IV, Ranieri, d’intesa con il regno di Francia, vero promotore
delle spedizioni; non a caso Bonifacio I, quarto figlio del conte di Mon-
ferrato Guglielmo IV, raccoglie intorno a sé trovatori celebri come Gau-
celm Faidit e Peire Vidal. Lo stesso Peire Vidal sprona Bonifacio alla Cro-
ciata, e dissemina dei suoi versi gli accadimenti alle corte di Manfredo II
di Saluzzo. I Trovatori, in questa fase della storia piemontese, fanno da
rimbalzo al potere e agli interventi dei signori, ne provocano talvolta i
comportamenti, ne commentano le imprese. Il Monferrato, in quest’ot-
tica, occupa un posto privilegiato e opera certo uno scambio di cultura,
uomini, fors’anche libri che partono in direzioni italiche ed europee, spin-
gendosi, come nel caso del ms S del
Roman de Thèbes
, fino nell’Inghil-
terra del
xiv
secolo, come ha supposto la più recente critica romanza
180
.
L’incessante viandare di quest’
intellighenzia
non deve poter dire al-
tro di più se non che le culture a volte s’aprono prima delle corti, che i
confini intellettuali sono più fragili di quelli politici. Nel più maturo me-
dioevo lo hanno dimostrato il progetto e l’utopia di Federico II, più sem-
plicemente lo conferma il Piemonte dell’epoca.
Non è comunque l’
engagement
politico degli intellettuali pedemon-
tani a coincidere con il loro impegno di scrittori: il caso del novarese Gi-
rardo Cavallazzi, console del comune tra 1227 e 1230, e poi nel 1247
console di giustizia, rimane abbastanza isolato: la sua polemica in versi
con il provenzale Aycart del Fossat ha come argomento il problema del-
la discesa in Italia di Corradino di Svevia contro Carlo d’Angiò. Ma gli
autori piemontesi non dimostrano la stessa vagabonda disinvoltura dei
liguri Percivalle e Simone Doria, soprattutto il primo, poeti ma anche
abilissimi uomini di potere che frequentano con cariche di rilievo le cor-
ti di Arles, Avignone, Parma, Ancona, Spoleto.
La vita e le istituzioni culturali
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180
g. bertoni
,
I Trovatori d’Italia. (Biografie, testi, traduzioni, note)
, Modena 1915;
f. a. ugo-
lini
(a cura di),
La poesia provenzale e l’Italia
.
Scelta di testi con introduzione e note
, Modena 1939;
Poesie provenzali storiche relative all’Italia
, Roma 1931.