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mune legame con il dopo. Dal 726 (data di fondazione dell’abbazia da

parte del franco Abbone) il cenobio di Novalesa tocca fra

xi

e

xii

seco-

lo un livello di espansione culturale altissimo e raggiunge, al contempo,

una condizione di riferimento centrale per tutto il Piemonte che, lungo

la valle di Susa, guarda la grande via di comunicazione passante per il

Mons Cenisii

a saldare regno franco e regno longobardo, ma anche ad os-

servare questo che è fra i maggiori tracciati di pellegrinaggio, ricco non

a caso di ricetti e luoghi d’accoglienza, anche ospedalieri. Da questo

mondo esce il

Chronicon Novalicense

, il cui tessuto narrativo e docu-

mentario, seppur parzialmente conservato, abitua alle contaminazioni

tra fatti storici, memoria d’epiche lontane (come quella di

Walter ma-

nufortis

), ricordo di visioni e di miracoli, leggende locali, descrizioni

particolareggiate di possedimenti e di gesta ove non è assente il recu-

pero della

chanson de geste

. Un universo letterario nel quale operano

molte presenze differenti, laiche e monastiche, indigene e di-passaggio.

Così, grazie al

Chronicon

(trasmesso in una minuscola carolina dell’

xi

secolo), Bibbia,

Regula

, vite di santi,

Liber Pontificalis

, martirologi si

allineano in un recupero testuale ed orale che riguarda anche la

Histo-

ria Langobardorum

, un

Catalogus

di re italici e, sorprendente, anche la

sopravvivenza di Terenzio, dei

Gesta Apollonii

, dell’

Antapodosis

di

Liutprando di Pavia, del poema sassone latino

Waltharius

, certo ope-

rante nella memoria dell’anonimo cronista della Novalesa

178

.

Questa ricchezza alto- e centromedievale del Piemonte che legge e

che scrive rafforza l’opera di promozione culturale delle scuole mona-

stiche ed episcopali che a Ivrea, a Novara, a Vercelli raggiungono i loro

vertici organizzativi. Non è un modesto contributo alla qualità intellet-

tuale dei decenni e dei secoli che seguono, se in aggiunta è opportuno

tener conto dell’affermarsi d’un genere, quello delle

laudes civitatum

am-

plificato, soprattutto in Lombardia, dalle grandi opere storiografiche di

Arnolfo e Landolfo Seniore, da Landolfo Juniore e dai

Gesta Friderici I

imperatoris in Lombardia

. Così, fra ultimo

x

secolo fino a tutto il

xii

, il

Piemonte si situa culturalmente con prodotti che rapportano la tradi-

zione altomedievale più aulica alla cronistica locale, comunale e/o si-

gnorile, e questo non impedisce a Filippo da Novara (

xiii

secolo) la scrit-

tura della

Guerra di Federico II in Oriente (1223-42)

. Una continuità te-

matica multiforme che permette di passare dall’uno all’altro secolo senza

che vi siano da rilevare sostanziali diversità di condizione testimoniale

da parte degli autori: i

Chronica Astensia

(dell’ultimo

xi

secolo) arriva-

La vita e le istituzioni culturali

645

178

g. c. alessio

(a cura di),

Cronaca di Novalesa

, Torino 1982, con ampie discussioni critico-

filologiche e bibliografia in argomento.