

to a quella «giurisprudenziale», «come contesa “giudiziaria” condotta
con altri mezzi ma pur sempre con delle regole»
167
.
Ma la figura più significativa nel panorama culturale accidentato e
complesso del Cinquecento è quella del chierese Matteo Gribaldi Mo-
fa. I suoi tre libri
De methodo ac ratione studendi
(1541)
168
sono una del-
le migliori espressioni delle aspirazioni cinquecentesche alla sistematica
e alle riforme didattiche
169
. Tuttavia bisogna aggiungere che una com-
piuta ricostruzione della sua vicenda umana, accademica ed intellettua-
le, che tenga conto del complesso intreccio di motivi culturali-religiosi
e tecnico-scientifici, non limitata a quel gruppo di intellettuali giuristi
d’inclinazione sociniana o nicodemista che a metà del secolo
xvi
elesse
la vita dell’esilio, non è stata ancora neppure tentata. La figura del Gri-
baldi Mofa ripropone insomma quell’irrisolto nodo del «conservatori-
smo» dei giuristi italiani che, a mezzo o a fine del secolo
xvi
, si fecero
(almeno nella comune opinione) difensori della tradizione giusdottrina-
le abbracciando, nel contempo, idee eterodosse sul piano politico-reli-
gioso. Il fatto è che uomini come il Gribaldi Mofa appartengono a quel-
la generazione di «sconfitti», che, al pari di Erasmo, erano destinati a
soccombere nel momento in cui una felice stagione dello spirito si chiu-
deva in Europa, mettendo a tacere per sempre (in campo cattolico così
come in campo riformato) le libere discussioni ed avviando una stagio-
ne di controversie irriducibili, di divisione insanabile in campi avversi,
La vita e le istituzioni culturali
641
167
v. ilari
,
L’interpretazione storica del diritto di guerra romano fra tradizione romanistica e giu-
snaturalismo
, Milano 1981, p. 62.
168
Ne ho proposto una rinnovata interpretazione in
d. quaglioni
,
Tra bartolisti e antibarto-
listi
, in stampa in
Il rinnovamento umanistico. Umanesimo e diritto
(Atti dell’Incontro di Studio a
cura del Centro di Studi sul Classicismo, San Gimignano 15-16 aprile 1994). Cfr. inoltre
m.
ascheri
, recensione di
h. e. troje
,
Graeca leguntur. Die Aneignung des bizantinischen Rechts und
die Entstehung eines humanistisches Corpus Juris Civilis in der Jurisprudenz des 16. Jahrhunderts
(Köln-
Wien 1971, pp. 123-50 per il Gribaldi Mofa), in «Tijdschrift voor Rechtsgeschiedenis»,
xlii
(1974), pp. 138-46 (ora come Appendice II in
m. ascheri
,
Diritto medievale e moderno. Proble-
mi del processo, della cultura e delle fonti giuridiche
, Rimini 1991, pp. 146-55).
169
h. e. troje
,
Wissenschaftlichkeit und System in der Jurisprudenz des 16. Jahrhunderts
, in
j.
blühdorn
e
j
.
ritter
(a cura di),
Philosophie und Rechtswissenschaft. Zum Problem ihrer Beziehun-
gen im 19. Jahrhundert
, Frankfurt am Main 1969, pp. 63-88. Cfr. ancora
ascheri
, Appendice II,
in
Diritto medievale e moderno
cit., p. 146. Notizie e spunti notevoli d’interpretazione sono repe-
ribili in una letteratura assai copiosa: cfr. almeno
f. ruffini
,
Matteo Gribaldi Mofa, Antonio Govea
e lo Studio Generale di Mondovì
, in
Studi pubblicati dalla Regia Università di Torino nel IV Centena-
rio della nascita di Emanuele Filiberto
cit., pp. 279-96;
g. astuti
,
Mos italicus e mos gallicus nei dia-
loghi «de iuris interpretibus» di Alberico Gentili
, Bologna 1937, pp. 35-36;
d. cantimori
,
Eretici ita-
liani del Cinquecento. Ricerche storiche
, Firenze 1939 (ristampa anastatica Firenze 1967; nuova ed.
a cura di A. Prosperi, Torino 1992),
passim
;
maffei
,
Gli inizi dell’Umanesimo giuridico
cit., pp. 16,
56-57;
e. conte
,
Accademie studentesche a Roma nel Cinquecento. De modis docendi et discendi in
iure
, Roma 1985,
passim
;
m. firpo
,
Riforma protestante ed eresie nell’Italia del Cinquecento. Un pro-
filo storico
, Roma-Bari 1993, pp. 154, 159.