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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

spirito alciateo, e alcuni commentari sul Codice e sui Digesti (1549),

molto apprezzati dai contemporanei e fra i testi più comunemente cita-

ti dalla giurisprudenza italiana del Cinquecento. Il Cagnolo affrontò

però i temi più tipici della giurisprudenza umanistica nel

Tractatus de ra-

tione studendi

, che testimonia più di ogni altro suo scritto una viva par-

tecipazione al dibattito del primo Cinquecento sulla riforma degli studi

giuridici, e nell’

Epistola de regimine boni principis

. Soprattutto quest’ul-

timo scritto, datato 1540 e approntato per la stampa già nel 1545, con

una dedica al giovane Emanuele Filiberto, «seguiva i moduli di un’ele-

gante precettistica umanistica, ma costituiva anche un efficace tratta-

tello politico, di ispirazione cattolica, capace di fornire per la prima vol-

ta definizione giuridica ai poteri del duca sabaudo, concepiti già in ter-

mini antifeudali»

156

.

Se ampia e ben testimoniata fu la rinomanza del Cagnolo (da Gui-

do Panciroli ad Alberico Gentili, che nei suoi libri

De iuris interpretibus

doveva ricordarlo come esempio di solida scienza e di larga cultura,

aperta a tutte le discipline), non minore fu la fama di cui godette il suo

contemporaneo Aimone Cravetta. Anch’egli si addottorò presso lo Stu-

dio torinese, dove nel 1524, appena ventenne, già ricopriva un incari-

co. Attivo nella magistratura piemontese e strettamente legato al giu-

rista e presidente del Senato Giovan Battista Porporato, il Cravetta si

divise anch’egli fra attività accademica ed interessi pratici, professan-

do l’avvocatura a Grenoble ed insegnando il diritto civile a Ferrara e a

Pavia. La sua vicenda accademica e intellettuale è però legata alla rico-

struzione dello Stato e al rinnovamento dello Studio promosse da Ema-

nuele Filiberto, che nel 1560 lo invitò ad insegnare all’università di

Mondovì. Qui il Cravetta dal 1562 professò effettivamente il

ius civi-

le

, passando poi a Torino nel 1566 con la più alta retribuzione fra tut-

ti i professori giuristi. La sua produzione rispecchia pienamente la ten-

denza al costituirsi della letteratura giuridica come letteratura consu-

lente, poiché accanto alle lezioni (

praelectiones

) sul

Digestum Vetus

e

sull’

Infortiatum

, «doviziose di cultura, di riferimenti, di acute e origi-

nali interpretazioni»

157

, si collocano i quasi mille

consilia

, pubblicati in

156

Ibid

.

157

a. olmo

,

sub voce

«Cravetta, Aimone», in DBI, XXX, pp. 580-81, in particolare p. 581.

Ampie notizie nei contributi di

m. chiaudano

,

La restaurazione della Università di Torino per ope-

ra di Emanuele Filiberto

, in «Torino»,

viii

(1928), pp. 511-19 e

id.

,

I lettori dell’Università di Tori-

no ai tempi di Emanuele Filiberto (1566-1580)

, in

Studi pubblicati dalla Regia Università di Torino

nel IV Centenario della nascita di Emanuele Filiberto

cit., pp. 36-86 (poi con aggiunte in

patetta

,

chiaudano

,

lange

,

amietta dellacorna

e

fisicaro vercelli

,

L’Università di Torino

cit., rispet-

tivamente pp. 51-67, [in particolare p. 62], pp. 69-117).