

Ingegni certamente meno forti e bizzarri, ma non perciò meno rile-
vanti nella temperie culturale dei primi decenni del Cinquecento, furo-
no Niccolò Balbo, il Cagnolo e il Cravetta. Niccolò Balbo, di Aviglia-
na, dove nacque nel 1480 dal giurista Stefano, divenne lettore nello Stu-
dio torinese nel 1518 occupandovi la prima cattedra di diritto civile e
tenendovi lezione fino al 1524. Reputato «dotto e di ingegno sottile»
da quell’«uomo di giudizio severo» che fu Claude de Seyssel(anch’egli
operoso nello Studio torinese nel decennio 1487-97)
153
, il Balbo esercitò
soprattutto una intensa attività di pratico e lasciò numerosi
consilia
, ab-
bandonando l’insegnamento per fungere da collaterale nel Consiglio re-
sidente torinese (1525), quindi, nel 1532, da presidente patrimoniale
generale dello stato sabaudo. Ambasciatore presso Carlo V nel 1536, fu
sorpreso a Napoli dalla notizia dell’invasione francese, entrando poi a
far parte del consiglio di reggenza durante la minorità di Emanuele Fi-
liberto e giungendo nel 1544 alla presidenza del Senato. La falsa attri-
buzione al Balbo del famoso memoriale del 1559 sulla situazione politi-
co-religiosa del Piemonte, dimostrata dal Patetta, evidenzia comunque
la reputazione del giurista e la fama che ne accompagnò e seguì l’opera
di preparazione della reintegrazione di Emanuele Filiberto nei suoi do-
mini e di ricostruzione su nuove basi del ducato sabaudo
154
.
Il caratteristico intreccio fra interessi di scuola e pratica nell’ammi-
nistrazione della cosa pubblica, con una forte prevalenza, in questo ca-
so, dell’attività scientifico-letteraria, caratterizza anche l’opera di Gi-
rolamo Cagnolo. Vercellese, compì gli studi giuridici a Torino, orien-
tandoli «secondo un largo programma umanistico»
155
. Professore nello
Studio torinese a ventisei anni, nel 1518, occupò presto la prima catte-
dra di diritto civile e fu chiamato già nel 1522 a far parte del Senato.
Lasciò Torino e l’università nel 1536, in seguito all’invasione delle trup-
pe francesi, accettando poi nel 1544, nel perdurare dello stato di guer-
ra, la cattedra mattutina di
ius civile
nello Studio patavino. A Padova il
Cagnolo insegnò per sette anni, fino alla prematura scomparsa, dando
in luce la lettura sul titolo
De regulis iuris
(1546), elegante e vicina allo
La vita e le istituzioni culturali
637
153
g. busino
,
sub voce
«Balbo, Niccolò», in DBI, V, pp. 414-16, in particolare p. 415. Cfr.
a.
passerin d’entréves
,
Claudio di Seyssel
, in «BSBS»,
xxxvii
(1935), pp. 423-29; ora in
id.
,
Saggi
di storia del pensiero politico
, a cura di G. M. Bravo, Milano 1992, pp. 187-92.
154
Cfr.
f. patetta
,
Di Niccolò Balbo professore di diritto dell’Università di Torino e del «Me-
moriale» al duca Emanuele Filiberto che gli è falsamente attribuito
, in
Studi pubblicati dalla regia Uni-
versità di Torino nel IV Centenario della nascita di Emanuele Filiberto
, 8 luglio 1928, pp. 421-76; poi
in
patetta, chiaduano, lange, amietta dellacorna
e
fisicaro vercelli
,
L’Università di Torino
cit., pp. 1-49.
155
a. mazzacane
,
sub voce
«Cagnolo, Gerolamo», in DBI, XVI, pp. 334-35, in particolare
p. 334.