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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

te coloristiche alternate a sfumature raffinate, con il risultato di una tec-

nica sapiente e libera. E si tratta di un lessico rinnovato che entrerà nel

repertorio dei cantieri piemontesi, tanto per la pittura ad affresco come

per quella su tavola. Ma soprattutto importanti, come decisivi elemen-

ti di cultura, i caratteri di un naturalismo autentico, di un realismo ener-

gico, pronto a individuare il ritmo di emozioni tangibili, che entreran-

no nelle scelte in atto a Torino dal 1470-80.

Quanto all’identità dell’artista, identificato come il Maestro delle

Ore di Saluzzo, perno decisivo con il suo ricco catalogo di opere per la

svolta di un nuovo Rinascimento, dobbiamo risalire agli studi di Char-

les Sterling dedicati nel 1972 a chiarire il problema critico e attributivo

della tavola con

La Trinità

del Museo Civico di Torino

254

. La sua anali-

si aveva fatto notare i rapporti con il Maestro di Flémalle, inventore di

quella variante iconografica che inseriva il Cristo morto sostenuto da

Dio Padre assiso sul trono, e aveva suggerito come il prototipo fosse re-

peribile in una miniatura delle

Ore di Saluzzo

, in particolare nel foglio

175. Partendo da questa traccia François Avril ha decisamente unifica-

to l’opera del Maestro delle Ore di Saluzzo e quella del Maestro della

Trinità di Torino, procedendo con confronti convincenti per la compo-

sizione spaziale e la luminosità filtrata nella modellazione volumetrica

per i nudi.

La tavola torinese è così uscita dal suo isolamento storico, dimo-

strando una estrazione legata a un maestro francese, con scambi borgo-

gnoni e lionesi, all’interno di un catalogo riconoscibile passando dalla

Presentazione al tempio

, ora alla Bob Jones University (Grenville, Sud

Carolina), al pendant con la

Dormitio Virginis

già nella collezione Balbo

Bertone, Torino, al

Sant’Antonio con donatrice

e al

San Giovanni con do-

natrice

, in Svizzera, collezione privata, e ancora la

Natività

del Museo

254

Il riferimento è all’intervento pionieristico di

sterling

,

Etudes savoyardes

, vol. II cit., e al-

le rivalutazioni di questa rarissima tavola, proveniente dal lascito Fontana, passato al Museo Ci-

vico di Torino nel 1909, per cui cfr.

g. romano

(a cura di),

Arte e cultura intorno al 1492

, Milano

1992;

id.,

scheda in

s. pettenati

e

g. romano

(a cura di),

Il tesoro della Città. Opere d’arte e ogget-

ti preziosi da Palazzo Madama

, Torino 1988, pp. 14-15; con la precisazione che si tratta di un’ico-

nografia affine al

Tronum Gratiae

, rarissima in Piemonte, in cui la Trinità appare incentrata sulla

figura dell’Eterno Padre che sorregge il Figlio morto con un evidente sbilanciamento dovuto a un

taglio riduttivo del dipinto. In questo senso si è pensato alla provenienza da uno degli altari del

Duomo di Torino, in particolare l’altare della Trinità (cfr.

romano

,

Sugli altari del Duomo nuovo

cit., pp. 268-70; hanno così trovato una collocazione storica i caratteri sfuggenti del dipinto, di-

scusso tra le varie aree della Borgogna e della Provenza, a partire da

p. toesca

,

Notizie di Piemon-

te e di Liguria. Il Museo del palazzo Bianco a Genova

, in «L’Arte»,

xii

(1909), p. 463;

v. viale

,

Mo-

stra del Gotico e del Rinascimento in Piemonte

, Torino 1939, p. 67;

l. mallè

,

Museo Civico d’Arte

Antica di Torino. I dipinti

, Torino 1963, pp. 125-26; con l’orientamento per il Maestro della Tri-

nità di Torino, in

g. romano

(a cura di),

Valle di Susa. Arte e Storia dall’

xi

al

xviii

secolo

, Torino

1977, pp. 207-8.