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Popolo, a Roma, della fine del

xii

secolo, che appare ripreso nell’esem-

plare torinese in una versione di mano di Antoniazzo Romano, esperto

in questi revival arcaicizzanti, attento ad evocare il senso imperiale

dell’arte romana medievale con il filtro del Rinascimento

267

. Non è ca-

suale che la

Madonna

della Consolata fosse approdata a Torino, con mol-

te buone probabilità, come omaggio della pietà colta ed erudita del car-

dinale Della Rovere, in modo da creare un punto di riferimento tanto

più aperto rispetto a oggetti privatissimi, quale ad esempio il messale

miniato dal Marmitta, ora al Museo Civico di Torino

268

.

Un attento restauro critico ha permesso di recente di trovare il fram-

mento al massimo prezioso di una delle candelabre ad affresco che de-

coravano il Duomo seguendo con aggiornata aderenza i modelli roma-

ni voluti dal cardinale Della Rovere per Santa Maria del Popolo. È il

clima che ci aiuta a fissare l’ambiente in cui aveva trovato posto nel

1505 una delle pale più moderne, quella di Macrino d’Alba, per l’alta-

re di San Solutore, dedicata all’

Adorazione del Bambino con i santi Giu-

seppe, Giovanni Battista, Girolamo, Solutore, con Amedeo da Romagna-

no e tre angeli cantori

, identificato dal Vesme con il capolavoro passato

alla Historical Society di New York, e ora in collezione privata, Mila-

no

269

. Il dipinto, con la sua qualità moderna e luminosa, impaginato con

abside prospettica e paesaggio aperto sul Colosseo, affermava il ruolo

dei Romagnano, impegnati a fronteggiare la famiglia dei Della Rovere,

favoriti dalla successione al papato del ramo omonimo, con Sisto IV e

Giulio II.

Autentico capolavoro, con il ritratto in primo piano di Amedeo da

Romagnano, l’

Adorazione del Bambino

, apriva il secolo nel Duomo nuo-

vo sostenuto dal cardinale Domenico della Rovere. La presenza dei san-

ti Giovanni e Solutore, riconosciuti come patroni della cattedrale tori-

nese, era illuminata dal profilo di un orizzonte romano che abbinava

l’antica memoria del Colosseo, nei toni naturali che entreranno nei di-

La vita e le istituzioni culturali

701

267

Cfr.

a. griseri

,

La Consolata e il suo quadro. Una conferma per la nuova attribuzione: Anto-

niazzo Romano negli anni del cardinale Della Rovere

, in «Studi Piemontesi», serie I,

xxv

(1996),

pp. 5-11.

268

Per la rivalutazione del Marmitta, miniatore eccellente entrato a far parte della cerchia eli-

taria del cardinale Della Rovere, attento all’antichità classica come a un modello di vita, pari a una

metafora attuale, cfr.

s. pettenati

,

Il Rinascimento a Torino nelle iniziative di Domenico della Ro-

vere

, in

La biblioteca del cardinale

cit.;

id.

,

Una commissione romana. Il messale per il cardinale Do-

menico della Rovere

, in

a. bacchi, b.

e

r. bentivoglio ravasio, a. de marchi

e

s. pettenati

,

Fran-

cesco Marmitta

, Torino, pp. 115-44, 334-36.

269

Cfr.

g. romano

,

La pala già sull’altare di San Solutore

, in

id.

(a cura di),

Domenico della Ro-

vere e il Duomo nuovo di Torino

cit., pp. 326-29, che ricostruisce la fortuna antica e quella recen-

te del capolavoro, ritornato a Torino nel giugno 1997.