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706

Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

que rasi di broccato violaceo per ricavarne un pallio per l’altare mag-

giore

282

, ma nel contempo dovette giudicare inadeguate al suo prestigio

di prelato curiale le tre antiche chiese. In quell’occasione potrebbe aver

pensato all’offerta della Madonna, copia dell’immagine veneratissima

di Santa Maria del Popolo al Santuario della Consolata

283

. Dopo quel

viaggio, governò la diocesi tramite vicari, fino a che poté affidarla co-

me coadiutore al nipote Giovanni Ludovico (1497), poi suo successore,

tranne un suo breve viaggio a Torino tra il 1496 e il 1498 su cui esiste

qualche incertezza

284

.

Il duomo iniziato e concluso rapidamente (1491-98), in particolare

per quanto concerne il suo prospetto marmoreo, si può immaginare do-

282

f. rondolino

,

Il Duomo di Torino illustrato

, Torino 1898, pp. 53, 221;

alessio

,

Per la bio-

grafia

cit., p. 185. Sui paramentali legati alla munificenza dei della Rovere di Savona e di Dome-

nico della Rovere cfr.

e. parma armani

,

Appunti sulla committenza dei Della Rovere a Genova fra

Quattro e Cinquecento

, in

s. bottaro

,

a. dagnino

e

g. rotondi terminiello

(a cura di),

Sisto IV e

Giulio II mecenati e promotori di cultura

(Atti del Convegno Internazionale di Studi, Savona 1985),

Savona 1989, pp. 319-22;

g. romano

,

Sugli altari del Duomo nuovo

, in

id

., (a cura di),

Domenico

della Rovere e il Duomo

cit., pp. 274-77.

283

Sulle tre chiese preesistenti

rondolino

,

Il Duomo

cit., pp. 9-47;

p. toesca

,

Vicende di un’an-

tica chiesa di Torino. Scavi e scoperte

, in «Bollettino d’Arte»,

xiii

(1910), n. 1, pp. 1-16;

e. olive-

ro

,

Frammenti di sculture romane e preromaniche nel Castelvecchio di Testona

, in «BSBS»,

xv

(1937),

1, pp. 6-31;

id

.,

Architettura religiosa preromanica e romanica nell’archidiocesi di Torino

, Torino

1941;

s. casartelli novelli

,

Le fabbriche della cattedrale di Torino dall’età paleocristiana all’alto

medioevo

, in «Studi Medievali»,

xi

(1970), pp. 617-58;

ead

.,

Corpus della scultura altomedievale

,

VI.

La diocesi di Torino

, Spoleto 1974, pp. 7-54, 165-228;

r. arena

,

c. piglione

e

g. romano

,

I

cantieri della scultura

, in

g. romano

(a cura di),

Piemonte romanico

, edizione fuori commercio per

la Banca CRT, Torino 1994, pp. 144-45;

m. t. bonardi

,

Le chiese urbane

, in

comba

e

roccia

(a

cura di),

Torino fra Medioevo e Rinascimento

cit., pp. 139-41. Sull’immagine della Consolata, do-

po il restauro del 1979 si è scoperta la scritta che ne dichiara la derivazione da quella di Santa Ma-

ria del Popolo del

xiii

secolo: l’aspetto quattrocentesco del dipinto torinese suscitò una felice in-

tuizione di A. Griseri, la quale la collegò al mecenatismo di Domenico della Rovere e alla produ-

zione dell’ambiente di Antoniazzo Romano e di Pinturicchio:

a. griseri

,

Tradizione e realtà storica:

una nuova ipotesi per l’immagine della Consolata

, in

f. bolgiani

(a cura di),

Gli ex voto della Conso-

lata. Storie di grazie e devozione nel santuario torinese

(catalogo della mostra), Torino 1982, pp. 23-

26. Tale ipotesi da me immediatamente condivisa (cfr.

quazza

e

pettenati

,

La biblioteca del car-

dinal

cit., p. 690), è ripresa da

r. comba

,

Lo spazio vissuto: atteggiamenti mentali e «costruzione» del

paesaggio urbano

, in

comba

e

roccia

(a cura di),

Torino fra Medioevo e Rinascimento

cit., pp. 30-

32. Con maggior ampiezza la Griseri è tornata sull’argomento, ripercorrendo la fortuna dell’icona

nelle «libere riprese di Antoniazzo e dei suoi «lavoranti»»:

a. griseri

,

La Consolata e il suo qua-

dro. Una conferma per la nuova attribuzione: Antoniazzo romano negli anni del cardinal della Rovere

,

in «Studi Piemontesi»,

xxv

(1996), 1, pp. 5-12, aggiungendo una bella versione inedita di colle-

zione privata torinese. È rievocato il ruolo culturale di Domenico della Rovere, sulla base della ri-

valutazione acquisita negli studi degli ultimi venticinque anni.

284

rondolino

,

Il Duomo

cit., p. 83;

id

.,

Il Cardinale Domenico Della Rovere

, in «Il Duomo di

Torino»,

i

(1927), 4, pp. 1-5. Domenico della Rovere era a Roma per il concistoro del 19 febbraio

1496, e prima nella seconda metà del 1495, perché è compagno di Alessandro VI nella fuga ad Or-

vieto (27 maggio 1495), mentre Carlo VIII alloggia per due giorni (1-2 giugno 1495) nel suo pa-

lazzo di Borgo e il 24 dicembre scrive la lettera di risposta a Pietro Cara che gli aveva chiesto di

poter avere una cappella nel nuovo duomo; cfr.

alessio

,

Per la biografia

cit., pp. 184, 190;

uginet

,

«Della Rovere, Domenico» cit., p. 336.