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fabricae», «architector fabrice ecclesiae taurinensis» come viene spes-

so menzionato secondo la prassi dei cantieri romani di epoca sistina.

Una conferma del legame con tale esperienza deriva dalla presenza in

una registrazione del 13 dicembre 1491 di un Pietro Dulcio (o Dolci)

«magister monitionum» nella fase in cui si abbatte l’antica chiesa di

Santa Maria, compresa la cripta, fase delicata non solo per la demoli-

zione e il ricupero del materiale, ma anche per la costruzione delle fon-

damenta

294

. È plausibile che il mastro appartenesse alla famiglia di Gio-

vannino de’ Dolci, costruttore della cappella Sistina e che fosse paren-

te di quel Luca Dolci, prevosto della chiesa di Santo Stefano a Firenze,

abbreviatore apostolico, cameriere dal marzo 1479 e controllore dei fi-

nanziamenti impiegati per la fabbrica. Certo un personaggio di spicco:

è tra i testimoni accanto a Giovanni di Pietro Dolci nella valutazione

dei primi quattro affreschi della Sistina (Rosselli, Botticelli, Ghirlan-

daio, Perugino)

295

.

I lavori proseguono alacremente nelle cave di Chianocco; il mate-

riale portato a valle, a Bussoleno, è trasportato a Torino navigando

di primavera la Dora su una chiatta trainata da due cavalli. Gli ap-

provvigionamenti sono documentati fino al 1493. Si ha notizia di in-

genti forniture di mattoni fino ad una quietanza del 1496, quando

cioè la quantità era sufficiente per terminare l’edificio. Il 31 luglio

1498 Meo del Caprina è testimone del contratto con mastro France-

schino Gaverna di Casale per la esecuzione delle tre porte di faccia-

ta e delle due laterali di rovere ricoperto di noce, delle finestre, del-

le porte, degli armadi e dei banchi della sacrestia: gli armadi con cas-

setti adatti per contenere i paramenti. Contestualmente si assegna

agli scalpellini fiorentini Bernardino di Antonio e Bartolomeo de’ Car-

ri la costruzione di un lastricato marmoreo nella piazza davanti alla

chiesa con gradini sino alla facciata da terminarsi entro il febbraio

successivo e a Sandrino di Giovanni anch’egli fiorentino, una pila per

l’acqua santa e due acquasantiere a forma di conchiglia

296

: il duomo

era già terminato, anzi il 30 marzo e il 4 luglio vi si era riunito il ca-

pitolo. L’edificio doveva essere presso che completo nell’estate del

1497 se Goffredo Lanfranco Balbi di Chieri lodava la costruzione e

La vita e le istituzioni culturali

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drale, Giovanni Gromis (o Gromo) vicario vescovile, Martino della Rovere consignore di Vinovo,

Giovanni Beccuti, arciprete della cattedrale di Ivrea, cfr.

ibid

., pp. 110, 123.

294

Ibid

., p. 117.

295

alessio

,

Per la biografia

cit., p. 190;

c. vasiç vatovec

,

Giovannino de’ Dolci

,

legnaiolo, in-

tarsiatore, architetto

, in

s. danesi squarzina

(a cura di),

Maestri fiorentini nei cantieri romani del Quat-

trocento

, Roma 1989, p. 207;

carità

,

Il cantiere del Duomo nuovo

cit., pp. 215-16, 220.

296

gentile

,

«Io maestro Meo»

cit., pp. 110, 124;

ferretti

,

Le sculture

cit., pp. 233-39.