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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
presa da Carlo Promis e ribaltata poi da Gaetano Milanesi, sulla scorta
di Luigi Canina
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, ricordo la singolarità della mancanza di notizie per
un ventennio su Meo del Caprina, il quale sembra però, quando lo ri-
troviamo nel 1491, aver aumentato il suo prestigio sia a Firenze sia a
Roma. La coscienza della memorabile promozione edilizia che caratte-
rizza il cardinale della Rovere risalta nelle parole del suo testamento,
nell’orazione funebre del Brandolini oltre alle epigrafi dedicatorie e a
poche altre testimonianze: la cappella funeraria in Santa Maria del Po-
polo «per eum reverend. testatorem constructa et ornata», la «domus
sua» in San Pietro in Sassia «quam funditus aedificari fecit», la catte-
drale di Montefiascone «quam funditus aedificari fecit sua impensa», il
duomo di Torino «dictam ecclesiam cathedralem funditus erexit, et il-
lam ornamentis decoravit». Nell’epigrafe la dedica
Ad patriae decus et
reipublicae christianae honestamentum
dichiara un orientamento ideolo-
gico e culturale di preminenza nei confronti della tradizione locale e dei
duchi di Savoia che pure menziona.
Il cardinale nella lettera di risposta a Pietro Cara, il quale ambiva ad
una cappella nella nuova cattedrale, mentre fa capire l’inadeguatezza del
richiedente nei confronti delle antiche e nobili famiglie, esprime l’or-
goglio del suo mecenatismo: «Nos enim non solum Ecclesiam nostram
quadratis lapidibus, structuris, tabulatisque ornatissimis, quod parum
esset, restaurandam duximus, sed etiam, quod magis cupimus intendi-
musque, ipsam, vivis lapidibus spiritualibusque aedificis reformare, au-
gere ac conservare decrevimus»
310
.
È possibile che in questi vent’anni lacunosi per Meo del Caprina, si
celi la sua attività per Domenico della Rovere, ricuperabile forse in do-
cumenti romani non investigati. Studiando altri aspetti del suo mece-
natismo, la sua passione di bibliofilo nel creare la raccolta di codici, la-
sciati in eredità alla famiglia, da Vinovo confluiti nella Biblioteca Du-
cale, la committenza del Messale sistino in tre volumi al miniatore noto
come Maestro del Teofilatto vaticano e del messale di devozione priva-
ta al parmense Francesco Marmitta
311
, si è constatato che le sue scelte
culturali sono speculari a quelle della curia pontificia. La stessa coinci-
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c. promis
,
Trattato di architettura civile e militare di Francesco di Giorgio Martini
, I, Torino
1841, pp. 24, 26;
l. canina
,
Ricerche sull’architettura più propria dei tempi cristiani e applicazione
della medesima ad una idea di sostituzione della chiesa cattedrale di S. Giovanni in Torino
, Roma 1843,
p. 120;
g. milanesi
,
Le opere di Giorgio Vasari, con nuove annotazioni e commenti
, II, Firenze 1878,
pp. 662-65;
rondolino
,
Il Duomo
cit., pp. 93-99.
310
romano
,
Sugli altari del Duomo
cit., p. 264;
comba
,
Lo spazio vissuto
cit., p. 26.
311
pettenati
,
Una commissione romana
, cit., pp. 115-44;
ead
., in
pettenati
e
romano
(a cu-
ra di),
Il tesoro della Città
cit., pp. 41-42 con bibliografia aggiornata.