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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

Tra quelle che elaborano prodotti destinati non soltanto al consumo

locale, ma anche ad aree di più vaste dimensioni, al nostro scopo assu-

me evidente significanza la produzione dei tipografi. Il nascere e l’im-

piantarsi tra di noi e lo sviluppo di questa arte è affidato all’esame di al-

trui competenze.

A noi tocca rilevare che se il primo libro stampato a Torino, nel 1474,

è, a quanto pare, un

Breviarium romanum

, ovviamente in latino, cui se-

guono parimenti in latino scritti di religione, trattati giuridici, testi di

retorica, una ventina di anni dopo l’officina di Francesco da Silva, ve-

nuto da Milano, produce in volgare italiano in sequela non fittissima,

ma significativa, nel 1495 un

Fiore di virtù

, nel 1496

Miracoli della Ma-

donna

, nello stesso 1496

La miraculosa legenda de le dilecte spose et care

hospite de Christo Martha e Magdalena

313

; più tardi, forse già all’inizio del

secolo

xvi

, la

Historia di Hippolyto

o

Hippolyto e Lionora

314

, che è una

novella in ottave, un fascicoletto di poche carte.

La lingua in cui sono redatte queste opere è il tipo di italiano a cui

si dà la denominazione di

koiné

settentrionale, comune a tutta la pia-

nura padana e al Veneto, di livello popolare. Nulla risulta stampato in

Torino che abbia carattere di volgare locale specificamente caratteriz-

zato, quello che ora potremmo chiamare «dialetto» torinese o generica-

mente piemontese.

Costituisce un’eccezione un trattatello di aritmetica e geometria o

Conpendion de lo abaco

, di Francés Pellos, citato anche come Francesco

Pelizzotto, composto nel 1492 con i tipi di Nicolò Benedetti e Jacobi-

no Suigo

315

, che però è scritto in nizzardo, quindi di tipo provenzale,

probabilmente a richiesta ed uso dei mercanti della città che è il porto

principale del dominio sabaudo.

Il trattato di

Aritmetica

di Pietro Borriglione, che insegna nell’uni-

versità torinese, stampato in Torino da Giovannetto da Castiglione nel

1506, è invece nel suddetto tipo di italiano

316

.

Ne valga ad esempio la lettera introduttoria di dedica:

Petrus Borrilhonus. V. D. Petro Nitardo canonico taurinensi S. P. D.

Essendo spesse volte da la R. vostra requesto componere et aggregare le utile et

necessarie regule de Arismetica, reiecta ogni frivola, vana, illusoria propositione de

quale sono pieni assai libri, ne li quali molti se involupano con grave et damnosa

amissione di tempo, per parte aduncha de la prefacta R. V. volendo a tanta jactura

et illusione obviare, con exatissima diligentia ò cumulato tutto quello per lo quale

313

manzoni

,

Annali tipografici

cit., pp. 325 sgg.

314

bersano begey

e

dondi

(a cura di),

Le cinquecentine piemontesi

cit., n. 314.

315

IGI, n. 7393.

316

bersano begey

e

dondi

(a cura di),

Le cinquecentine piemontesi

cit., n. 116.