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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

to nelle fonti anche a Ferrara e a Roma, alla stregua di un modesto ar-

tigiano

289

.

La posa della prima pietra avvenne il 22 luglio 1491, per mano del-

la duchessa Bianca di Savoia, che offrì secondo l’antica consuetudine

10 fiorini

290

; i lavori si avviarono sotto il controllo dei delegati del ve-

scovo, Giovanni Gromis (o Gromo) dei signori di Ternengo, vicario ve-

scovile, e Giovanni Beccuti, arciprete della cattedrale di Ivrea e cano-

nico del capitolo torinese. Il Gromo era responsabile dei redditi ve-

scovili ed assegnava i fondi per la fabbrica, Giovanni Beccuti pagava

maestranze e fornitori. I lavori erano già iniziati a maggio: il 18 mag-

gio arrivano a Torino, dopo un viaggio di dieci giorni da Firenze, otto

scalpellini, il cui responsabile è Bernardino di Antonio. Prima ispezio-

nano le cave di marmo di Isasca nel marchesato di Saluzzo, poi si re-

cano a Bussoleno dove cominciano a cavare. Nello stesso mese a Tori-

no si procede alle demolizioni e alle prime opere, proseguite intensa-

mente dopo la posa della prima pietra. Da giugno è presente nel cantiere

«Maestro Amedeo», cioè Meo del Caprina, il quale solo il 2 novembre

1491 si allontanò da Torino diretto a Roma per riferire al cardinale

dell’andamento della fabbrica: «Magister Amedeus recessit a Taurino

versus Urbem a reverendissimo domino domino cardinali Sancti Cle-

mentis pro fabrica ecclesie Sancti Iohannis de Taurino die secunda no-

vembris festum animarum»

291

. Tale viaggio per conferire direttamente

con il cardinale definisce il ruolo centrale attribuito a Meo del Capri-

na, il quale avendo avuto la commissione da Domenico della Rovere,

sulla base di modelli romani ben noti ad entrambi, prima salì a Torino

per esaminare dal vivo la situazione sia del sito sia dei materiali, poi

tornò a Roma, per mettere a punto il capitolato, sulla base dell’espe-

rienza di sei mesi in loco

292

. Solo allora si rimise in viaggio per Torino

dove il 15 novembre 1492 stipulò il contratto con i rappresentanti del

cardinale

293

. Il tutto corrisponde al compito di «architector et magister

289

e. lavagnino

,

Andrea Bregno e la sua bottega

, in «L’Arte»,

xxvii

(1924), p. 262, confron-

tandola con quella di Santa Maria del Popolo, definisce «disorganica» la facciata del duomo tori-

nese «copia mal riuscita di uno scalpellino, e non l’opera genuina di un artista».

290

rondolino

,

Il Duomo

cit., p. 79.

291

Il libro delle giornate pagate alle maestranze addette alla fabbrica del Duomo di Torino

, dal 26

maggio 1491 al 1° febbraio 1493, Archivio Capitolare del Duomo di Torino, presso AAT, reg. S

5/1, c. 13

r

, pubblicato da

gentile

, «

Io maestro Meo»

cit., p. 133.

292

Il testo dei

Capituli infra lo reverendissimo cardinale de San Clemente et maestro Mheo

, scrit-

to in bella umanistica corsiva si trova nei protocolli del notaio Perrachia, con sottoscrizione auto-

grafa del cardinale insieme alle

Convenciones et pacta

, scritte in lettera bastarda, stipulate a Tori-

no, AAT, Protocolli vescovili, 41, c. 88

r

-

v

, in

gentile

, «

Io maestro Meo»

cit., pp. 108-15, 123.

293

Il cugino Giovanni Ludovico della Rovere, protonotario apostolico e preposito della catte-