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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

La linea di cultura innestata nel Duomo aveva al suo attivo direzioni

diramate, e il clima risalta quando si confronta circa il 1504 l’arrivo

della pala d’altare sull’altare dell’Università dei calzolai, nella cappel-

la dei Santi Orso, Crispino e Crispiniano. Al complesso del polittico

e delle tavolette inserite nella predella e in parete avevano lavorato

Martino Spanzotti e Defendente Ferrari, presumibilmente dal 1498 al

1504

266

.

Conosciuto come «pittore di Vercelli», Spanzotti era in contatto con

gli ambienti torinesi dal 1494, richiesto dalla corte di Jolanda di Fran-

cia, e aveva aperto la bottega ad apprendisti come Defendente. L’insie-

me del Duomo si presenta infatti come un’antologia emblematica of-

ferta dai due maestri; la mano di Spanzotti nella

Madonna

e nei

Santi

Orso e Crispino

, negli scomparti superiori dei

Santi Crispiniano e Teobal-

do

, mentre si erano uniti in collaborazione Spanzotti e Defendente per

le storie della

Vita dei santi Crispino e Crispiniano

, con interni autentici

di puro Quattrocento, per l’arredo e il clima conventuale, preziosità stu-

pende per paesaggi e racconti al rallentatore, per la bottega dei calzolai,

il martirio, il miracolo sul fiume; nella

Vita di Cristo

, la

Condanna

e la

Salita al calvario

, esempi della cultura allora approdata a Torino dalle

Fiandre e dalla Lombardia, con spunti chiari nelle architetture e nei ri-

tratti delle piazze, a luce naturale.

Il Duomo aveva aperto le porte alla cultura sofisticata del cardinale

Della Rovere, che a Roma aveva appoggiato nei suoi appartamenti e nel-

la cappella gentilizia in Santa Maria del Popolo la pittura raffinatissima

del Pinturicchio, e a Torino aveva trovato spazio per una cattedrale do-

ve la scultura, in facciata, segnava il nuovo corso, elaborato con perizia

estrema; ma non mancavano le altre voci e, tra queste, in primo piano,

le alternative di Martino Spanzotti e di Defendente Ferrari.

Ed è a questo punto che può trovar posto una icona importante per

Torino come la

Madonna con il Bambino

del Santuario della Consolata,

con una scritta didascalica che chiarisce la sua provenienza: «S. Maria.

de. pplo. de. urbe». Il modello di partenza per questo dipinto è appun-

to legato alla tavola con la Madonna e il Bambino in Santa Maria del

266

La cronologia dell’altare è stata ampiamente discussa da

g. romano

,

La pala sull’altare dei

calzolai

, in

id.

(a cura di),

Domenico della Rovere e il Duomo nuovo di Torino

cit., pp. 278-325. Im-

portante la citazione della bibliografia relativa a

g. kubler

,

La forma del tempo. Considerazioni sul-

la storia delle cose

, Torino 1976, per una lettura aderente ai mestieri che avevano ricevuto in que-

sto complesso uno sguardo ravvicinato. Per la cronologia spanzottiana, ancora valido il materiale

documentario reperibile in

baudi di vesme

,

Schede Vesme

cit., vol. IV, pp. 1595-612; altre indi-

cazioni in

brizio

,

La pittura in Piemonte

cit., p. 199, per l’attribuzione del polittico dei santi Cri-

spino e Crispiniano a Defendente Ferrari; in

viale

,

Mostra del Gotico e del Rinascimento in Pie-

monte

cit., e in

l. mallè

,

Spanzotti Defendente Giovenone. Nuovi studi

, Torino 1971.