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È l’impresa del Duomo nuovo, decisa nel 1491 dal cardinale Do-

menico della Rovere, a rinnovare i cantieri per la pittura, sul punto di

competere con i risultati inediti che il cardinale aveva importato da Ro-

ma

262

. E con il cardinale le antiche famiglie nobiliari, dai Romagnano

ai Provana ai Valperga, intendevano essere presenti nell’assetto delle

cappelle e degli altari. Le scelte si sarebbero orientate verso le apertu-

re dello stile moderno, guardando alle novità che si erano affermate con

Antoine de Lonhy, con Nicolas Robert e con Amedeo Albini, per pro-

cedere oltre. È la traccia che si riconosce dopo che un’attenta ricogni-

zione critica ha permesso di riunire le antiche fonti e i tasselli super-

stiti, per fare luce sul panorama piuttosto unico del Duomo quattro-

centesco

263

.

Se Ludovico da Romagnano era stato il committente della prestigio-

sa tavola di Amedeo Albini per l’altare maggiore, Lonhy aveva con buo-

ne probabilità fornito per la cappella dei canonici la tavola con

La Tri-

nità e la Pietà

(ora al Museo Civico di Torino); e ancora permane nella

sagrestia del Duomo la tavola con

Sant’Anna

, dello stesso Lonhy, cer-

tamente proveniente da un altare antico, poi ristrutturato

264

, testimo-

nianza di una presenza decisiva, prima della linea che vedrà Defenden-

te Ferrari come antesignano di una vera e propria moda. Altrettanto im-

portanti, per i legami con Lonhy, i paramenti di quegli anni, e tra questi

un esempio d’eccezione è stato individuato a Vercelli, nel Tesoro del

Duomo, dono di Domenico della Rovere

265

.

La vita e le istituzioni culturali

699

262

Il riferimento è alla ricerca e ai risultati emersi di recente, che hanno fatto luce sul

curricu-

lum honorum

, la data di nascita, l’itinerario all’interno della cultura romana, le committenze pre-

stigiose inestate al ruolo legato al Vaticano e alle scelte per il Duomo di Torino, un insieme di ca-

pitoli critici, per cui cfr.

a. quazza

e

s. pettenati

,

La biblioteca del cardinale Domenico della Ro-

vere: i codici miniati di Torino

, in

e. sesti

(a cura di),

La miniatura italiana tra Gotico e Rinascimento

,

vol. II, atti del II Congresso di storia della miniatura italiana, Firenze 1985, pp. 655-700; su que-

sto itinerario protagonista, che segnerà una svolta decisiva per la cultura a Torino, le stesse autri-

ci sono tornate nei capitoli dedicati alla committenza e alla biblioteca del cardinale in

g. romano

(a cura di),

Domenico della Rovere e il Duomo nuovo di Torino

, Torino 1990, pp. 13-40 e 41-106;

il tema è stato trattato da S. Pettenati in questo stesso volume.

263

La ricerca, coordinata da G. Romano nel 1990 per le aperture segnate dalla committenza

del cardinale Domenico della Rovere con l’impresa del Duomo nuovo, ha sottolineato le novità

dell’architettura e all’unisono della scultura e della pittura, emerse in un profilo aggiornato, di su-

prema raffinatezza, forte delle esperienze maturate nell’ambiente romano in cui il cardinale era

immerso come un vero e proprio epigono.

264

Cfr. l’ipotesi proposta da

g. romano

,

Antoine de Lonhy nel Duomo di Torino

, in

id.

(a cura

di),

Domenico della Rovere e il Duomo nuovo

cit., pp. 271-72, che ha rivalutato un documento edi-

to da

f. rondolino

,

Il Duomo di Torino illustrato

, Torino 1898, p. 223, per un quadro rappresen-

tante la

Madonna col Bambino, sant’Anna e i santi Antonio e Sebastiano

, che recava lo stemma del

Capitolo.

265

Cfr.

a. m. brizio

,

Catalogo delle cose d’arte e di antichità d’Italia. Vercelli

, Roma 1935, pp.

91-92.