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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
concorrenza sleale ancora più gravi, come l’esercizio abusivo dell’ospi-
talità, con il conseguente mancato pagamento delle relative gabelle: nel
1430 uomini di Chivasso e di Beinasco occupano la chiesa di Santa Ma-
ria a Madonna di Campagna e vi tengono «tabernam et mansionem» in
spregio a tutte le norme e con comprensibile scandalo
39
.
Non è scontato pertanto che tutti gli alberghi citati siano contem-
poraneamente in attività, mentre non è da escludere che altri esercizi,
sfuggiti finora alla ricerca o ignorati dalle fonti disponibili, siano in fun-
zione in quel periodo. La disponibilità di letti non è comunque suffi-
ciente a far fronte all’arrivo in città di comitive particolarmente nume-
rose: quando nella tarda estate del 1453 deve giungere a Torino il Del-
fino con un ricco seguito di uomini e cavalli, è necessario ricercare
possibilità di alloggio anche presso i privati
40
.
Pare invece indubitabile un progressivo aumento e consolidamento
della capacità ricettiva torinese a partire dalla metà del secolo. Com-
paiono nuove insegne, le descrizioni degli alberghi testimoniano una cre-
scente articolazione di spazi e servizi, la stessa dislocazione fisica degli
esercizi, in precedenza concentrati intorno al mercato e lungo la strada
di Porta Segusina, si estende progressivamente anche a zone più peri-
feriche.
Gli estimi, particolarmente quelli quattrocenteschi, non costituisco-
no certo la fonte ottimale per lo studio delle attività alberghiere, dal mo-
mento che non prevedono l’obbligo di dichiarare se un certo immobile
venga utilizzato come locanda: inoltre, se tali fonti nel Trecento preve-
dono la dichiarazione dei beni mobili e pertanto, attraverso la consegna
separata di letti, materassi e biancheria è possibile intuire lo svolgi-
mento di un’attività di alloggiamento, gli estimi successivi, ignorando
i beni mobili, sottraggono anche questa possibilità. Risulta perciò assai
significativo il fatto che proprio essi registrino un numero crescente di
alberghi: nessuno è citato nel 1415, 2 vengono dichiarati nel 1445, so-
no 5 nel 1464, 4 nuove insegne compaiono nel 1488 e nel 1523 se ne
contano ben 16
41
. Alcuni sono esercizi ormai storici, come il Cappel Ros-
39
ASCT,
Ordinati
, 65, ff. 82
r
-83
r
(28 aprile 1430), 84
r
-
v
(4 maggio 1430).
40
ASCT,
Ordinati
, 76, ff. 19
v
-20
r
(22 agosto 1453): quattro
sapientes
vengono incaricati «per-
quirendi logiamenta tam hospiciorum quam civium» in modo che «gentes et equi racionabiliter lo-
giari possint».
41
Cfr.
bonardi
,
L’uso sociale dello spazio urbano
cit., pp. 177-80. I 16 alberghi citati nell’esti-
mo del 1523 sono quelli dell’Angelo, del Cappel Rosso, della Cerva, delle Chiavi, della Corona,
del Falcone, del Grifone, del Leone, del Muletto, del Montone, di San Bartolomeo, di San Gior-
gio, dello Scudo Reale (o dello Scudo di Francia) e dei Tre Re a cavallo, tutti situati in città, e i
due omonimi, all’insegna della Croce Bianca, situati uno all’esterno di Porta Segusina, l’altro lun-
go la strada che conduce al ponte sul Po.