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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
l’altro, due delle torri avite della famiglia
48
. Nobile è anche quel Pietro
di Bardonecchia proprietario dell’albergo di San Giorgio sulla piazza del
mercato
49
, mentre i fratelli de Savonibus, a cui appartiene l’albergo del-
la Cerva, sono nel 1488 fra i primissimi contribuenti della città
50
. Un’al-
tra famiglia emergente, i Ranotti, che partendo dall’attività di allevato-
ri e macellai sono riusciti a guadagnarsi l’ingresso nel patriziato urbano,
subentrano nella conduzione del medesimo albergo all’inizio del Cin-
quecento
51
.
Un solo documento può ben sintetizzare le caratteristiche nuove as-
sunte dall’attività alberghiera a Torino alla fine del medioevo. Il primo
aprile 1517 Giacomo Cassini, «magister generalis monetarum», ottiene
dal duca Carlo patenti che garantiscono condizioni estremamente favo-
revoli al suo albergo della Croce Bianca, appena costruito al di fuori del-
le mura, fra la città e il ponte sul Po, in una zona di evidente dinami-
smo edilizio e di intenso traffico
52
. Il suo esercizio non è un semplice al-
bergo: vi è annesso infatti un fondaco per la «tutam receptionem
personarum et mercium» a cui vengono garantite ampie esenzioni e im-
munità, nonché la facoltà di immediato ampliamento con la costruzio-
ne di un altro edificio, purché non «in modum fortalicii». Le merci im-
magazzinate nel fondaco non possono essere oggetto di sequestro e gli
ospiti non possono essere arrestati per la durata di tre giorni; le merci
sono esenti da pedaggio, così come il proprietario e i suoi eredi e suc-
cessori non sono tenuti al pagamento di dazi e gabelle per il vino e gli
alimenti. Al di là del regime di esenzioni e privilegi, frutto di un parti-
colare rapporto di fedeltà fra il duca e il suo funzionario, questo docu-
mento mette in rilievo un importante aspetto dell’attività alberghiera
torinese, connesso con un traffico commerciale crescente che ricerca po-
sti di tappa ampi, confortevoli e sicuri; ed è estremamente interessante
la collocazione di questo esercizio nei pressi del Po proprio negli stessi
anni nei quali i documenti incominciano a porre in luce l’esistenza di
una vivace rotta commerciale che, anziché dei percorsi terrestri, si ser-
ve delle acque del Po per trasportare le mercanzie da e verso il Piemon-
te orientale e Pavia. A partire dall’inizio del Cinquecento, infatti, si fan-
no numerosi gli indizi che suggeriscono un vivacizzarsi del traffico sul-
le acque del Po, che ha in Pinerolo e Avigliana a monte e in Chivasso,
48
ASCT, Nuova 1464, f. 3
v
; Nuova 1488, f. 28
v
; Nuova 1523, f. 73
v
.
49
ASCT, Dor. 1488, f. 26
v
.
50
ASCT, Dor. 1488, f. 129
v
.
51
ASCT,
Ordinati
, 99, f. 10
v
(27 marzo 1520).
52
ASCT, Carte Sciolte, n. 3848 (1° aprile 1517).