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La nuova i dent i t à nob i l i a r e de i ve s cov i .

I contrasti e le lacerazioni che toccano il vertice della cattolicità ro-

mano-avignonese al passaggio dal Trecento al Quattrocento non sem-

brano turbare più di tanto il vertice della diocesi torinese, nonostante

che con Amedeo VIII / Felice V i Savoia siano coinvolti non poco in

quei travagliati avvenimenti. Sulla cattedra di Torino sin al 1411 rima-

ne Giovanni di Rivalta, il presule che vi si era insediato nel 1365: un

episcopato assai lungo, di poco meno di mezzo secolo, costituisce un’ec-

cezione – non solo per Torino – con riflessi assai positivi per la stabilità

del governo diocesano in un periodo, è pensabile, non facile. Inoltre, oc-

corre non lasciarsi prendere da facili suggestioni meccanicistiche circa

«inevitabili» e deteriori conseguenze locali in dipendenza dalla crisi ai

massimi livelli della Chiesa

39

. Che il papato conosca la contemporanea

presenza di più papi, che la cattolicità cerchi di individuare una nuova

collocazione del papato nel complesso dei rapporti tra gli emergenti Sta-

ti e Chiese nazionali – con connessi ripensamenti ecclesiologici –, non

significa che in ambito diocesano, torinese e non, si creino concorrenze

tra prelati o tra fazioni variamente schierati per l’uno o per l’altro pon-

tefice. I vescovi di Torino si adeguano alla «obbedienza» scelta dai Sa-

voia

40

, condividendone i travagli e le ambiguità.

D’altronde, nel Quattrocento i titolari della cattedra torinese sono

individui strettamente legati ai Savoia: così i due Romagnano, Aimone

e Ludovico, eletto l’uno nel 1411 e l’altro nel 1438, come Giovanni di

Compeys nominato nel 1469; a tale livello, il discorso vale anche per i

tre della Rovere, Domenico, Giovanni Ludovico e Giovanni Francesco,

che in successione reggono la sede episcopale dal 1482 al 1516. A ecce-

zione di Giovanni di Compeys, di famiglia transalpina, i vescovi sono

di origine e radicamento piemontese: benché, col finire del

xv

secolo,

prevalga una ramificata stirpe in forte ascesa, soprattutto attraverso le

carriere ecclesiastiche e gli speciali legami con i papi; stirpe i cui oriz-

zonti, muovendo dalle aree subalpine, tendono ad aprirsi e a connotar-

Le istituzioni ecclesiastiche e la vita religiosa

777

39

Cfr., in generale,

g. g. merlo

,

Dal papato avignonese ai grandi scismi: crisi delle istituzioni ec-

clesiastiche?

, in

m. firpo

e

n. tranfaglia

(a cura di),

La storia. I grandi problemi dal medioevo all’età

contemporanea

, I.

Il medioevo

,

i

.

I quadri generali

, Torino 1988, pp. 453-75.

40

Secondo una documentata suggestione di

s. solero

,

Il Duomo di Torino e la r. cappella del-

la Sindone

, Pinerolo 1956, pp. 118 sg., nota 1, occorrerebbe indagare se le nomine di vescovi di

Torino che sicuramente avvennero da parte di papi, ai quali i Savoia non prestarono «obbedien-

za», anche se mai, a quanto risulta, occuparono la sede torinese, abbiano creato tensioni conflit-

tuali localmente.