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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
tropolita o arcivescovo e sottoposta direttamente al papato romano. Si
creava, pertanto, nel Piemonte occidentale un’area ecclesiastica – per
larga parte coincidente con la dominazione marchionale saluzzese – che
rompeva dopo secoli l’originaria unità del vastissimo distretto diocesa-
no facente capo al vescovo di Torino. Per dar vita alla nuova formazio-
ne diocesana, Giulio II sottraeva 10 località alla diocesi di Alba e 4 a
quella di Asti: ben maggiore però era l’erosione della diocesi di Torino
che doveva cedere al vescovo di Saluzzo 55 luoghi. Si trattava delle chie-
se delle località delle valli Po, Bronda, Varaita, Macra e Grana fin al lo-
ro sboccare verso la pianura, oltre che dell’importante
enclave
di Car-
magnola.
Anche se l’istituzione dell’arcidiocesi torinese – dopo che Leone X
era succeduto a Giulio II – appare innanzitutto come un provvedimen-
to sollecitato da parte sabauda per ragioni eminentemente politiche, non
bisogna trascurarne gli effetti propriamente ecclesiastici. Torino diven-
tava l’unica sede metropolitana della regione piemontese, acquisendo
un’indubbia posizione di prestigio e di preminenza, reale e potenziale,
non solo rispetto alle due diocesi suffraganee – tra cui l’antica Chiesa di
Ivrea –, ma anche rispetto alle Chiese episcopali dei territori che erano
stati o stavano per essere inglobati nella dominazione sabauda. Per al-
tro verso, Torino in quanto sede arcivescovile poteva entrare in giochi
politico-ecclesiastici di vasta portata, potendo da un lato attrarre sulla
sua cattedra prelati prestigiosi e d’altro lato divenire oggetto di sfrutta-
mento da parte degli stessi personaggi. Invero, dopo l’episcopato di Clau-
dio di Seyssel, per più di quarant’anni la seconda prospettiva fu quella
che si impose, anche in dipendenza della crisi della dominazione sabau-
da in Piemonte.
L’ inquadramento re l igioso de l l e popol az ioni : evoluz ioni
e l imi t i .
In generale, la visione del governo episcopale e della vita religiosa in
Torino e nella sua diocesi durante il Quattrocento è condizionata da giu-
dizi negativi: paradigmatico di tale visione può essere considerato un
lavoro di tesi di laurea discusso più di vent’anni fa – da allora, a mia co-
noscenza, non sono comparse indagini di ambizioni complessive – pres-
so la Facoltà di Lettere dell’università di Torino
59
. La situazione eccle-
59
Cfr.
g. marra
,
Ricerche sulla storia della vita religiosa nella diocesi di Torino tra la fine del
xv
e l’inizio del
xvi
secolo
, tesi di laurea, relatore F. Bolgiani, a. a. 1968-69. Una posizione analoga
era già stata espressa da
grosso
e
mellano
,
La Controriforma
cit., I, pp. 3 sgg.