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siastica e religiosa sarebbe stata «grave» per le carenze dei rettori delle

chiese, più preoccupati delle proprie necessità vitali che non della cura

degli edifici sacri e dei fedeli loro affidati: rettori che sarebbero appar-

tenuti a un clero per la maggior parte negligente, ignorante, litigioso, in-

disciplinato, di condotta morale non proprio irreprensibile. Per altro

verso, le popolazioni non dovevano essere migliori dei loro pastori. In-

somma ci sarebbero state tutte le condizioni per un’energica opera di

riforma da parte dei vescovi, che però per varie ragioni, oggettive e sog-

gettive, non vi misero mano. Tale «stato di abbandono e di desolazio-

ne»

60

conoscerebbe un vigoroso mutamento con l’episcopato di Claudio

di Seyssel, un prelato che veramente avrebbe anticipato quel rinnova-

mento che porterà alla restaurazione cattolica della Controriforma.

Non è chi non colga come questa visione coincida con una tra le più

tradizionali delle interpretazioni della «crisi» della chiesa del Quattro-

cento. Non è chi non ne colga, al tempo stesso, le rigidità e i limiti, tal-

volta originati da «precomprensioni» ecclesiologiche e ideologiche, quan-

do non da premesse e finalità apologetiche. Per contro, i problemi delle

chiese quattrocentesche italiane non sono riconducibili a schemi neces-

sariamente negativi o, secondo più aggiornate posizioni, a interpretazioni

«positive» tese a dare enfasi ai fenomeni di «preriforma» cattolica

61

. An-

che se le ricerche sono soltanto agli inizi, tuttavia gli studiosi di storia

ecclesiastica oggi stanno prendendo coscienza, innanzitutto, che la sto-

ria della Chiesa e della vita religiosa del Quattrocento e del primo Cin-

quecento deve essere studiata

in sé

e non alla luce dei presunti esiti, os-

sia dei fenomeni che si svilupperanno a seguito della Riforma protestante

e della reazione cattolica. È anzi possibile persino formulare l’ipotesi che

una restaurazione religiosa sia in atto già durante il non breve periodo

dei vari scismi e nell’età successiva: una restaurazione che va di pari pas-

so con le stringenti esigenze di cristallizzazione sociale e di stabilizza-

zione politico-istituzionale che gli Stati regionali avevano. È una società

che sotto il superficiale livello di aspra conflittualità politico-militare cer-

Le istituzioni ecclesiastiche e la vita religiosa

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60

marra

,

Ricerche sulla storia

cit., p. 350.

61

Tra l’immensa bibliografia in proposito mi limito a ricordare, in generale,

p. prodi

e

p. joha-

nek

(a cura di),

Strutture ecclesiastiche in Italia e in Germania prima della Riforma

, Bologna 1984;

per una specifica area regionale,

g. b. f. trolese

(a cura di),

Riforma della chiesa, cultura e spiri-

tualità nel Quattrocento veneto

(Atti del Convegno per il VI Centenario della nascita di Ludovico

Barbo [1382-1443]), Cesena 1984; per novità dell’approccio documentario,

g. chittolini

(a cura

di),

Gli Sforza, la Chiesa lombarda, la corte di Roma. Strutture e pratiche beneficiarie nel ducato di Mi-

lano (1450-1535)

, Napoli 1989. Non si potrà fare a meno di considerare l’importante apporto dei

contributi raccolti in

Pievi e parrocchie in Italia nel basso medioevo (sec.

xiii-xv

)

(Atti del VI Con-

vegno di storia della Chiesa in Italia, Firenze 21-25 settembre 1981), I-II, Roma 1984; e in

de san-

dre gasparini

,

rigon

,

trolese

e

varanini

(a cura di),

Vescovi e diocesi

cit., I-II.