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Capitolo VI.
Dato
il
segnale, 38 compagnie di granatieri francesi si slanciano
all'assalto, e nonostante
il
cannoneggiare de' nostri, si gettano nel
fosso. Dànno di piglio alle: scale e con le mani e coi piedi si aggrap–
pano alle mura. Versavano i nostri pioggia di fuoco, tizzoni e fascine
ardenti, granate esplosive, ogni materia mortifera; pur quelli, sulla
controguardia della mezzaluna, salirono.
I nostri tentano le ultime prove, li investono disperatamente, si
accalcano sovr'essi, li respingono e li cacciano nel fosso. I Francesi,
non domi, ritentano l'assalto, ma sono con gravi perdite ributtati una
seconda volta.
La mattina il Daun tenuto consiglio col Caraglio e col La Roche
d'Alléry
«
il quale; con fervore marziale, nell' ardor dei cimenti
spesso si distingueva, tirandosi dietro gli animi degli altri ufficiali»
e convintosi che era possibile cacciare il nemico dalle contro–
guardie ' occupate, dà l'ordine dell'offensiva. Al segnale, 400 grana–
tieri si scagliano alla baionetta e ricacciano i Francesi nelle loro
trincee.
La fiera battaglia era. durata 12 ore, onde, ben a ragione, poteva
il Daun scrivere al Duca
«
È
un dovere
aesieurare
V. A. R. che uffi–
ciali
e
soldati non avrebbero potuto condursi meglio
».
Il La Feuillade, che, dopo
il
primo parziale successo, aveva
mandato a Parigi un annunzio di vittoria, poche ore dopo doveva
spedire sulle peste del primo un altro corriere ad : annunciare la
sconfitta.
Fece tosto il Daun riparare alla meglio le ,fortificazioni danneg–
giate e rinforzare il presidio della Cittadella con 500 uomini scelti
di milizia cittadina, quindi per iscoprire le mosse notturne degli asse–
dianti, e anche per incenerire i numerosi cadaveri che ingombravano
il fosso e ,ammorbavano l'aria e rendevano malagevoli le opere di
difesa, verso sera ordinò di , gettarvi sopra un'ingente quantità di
legna e fascine impeciate. Sventuratamente v'erano fra i mortianche
molti feriti che dal nemico eran stati abbandonati.
Mai non fu visto spettacolo più orrendo e raccapricciante di
quegli sciagurati che, investiti dalle fiamme, cercavano" urlando,
una via di scampo. 'I'aluni si trascinavano carponi lungo le trincee;
ma appena erano visti muoversi o allontanarsi, venivano ammazzati
' a colpi di fucile; altri si arrampicavano rabbiosamente su per i para–
petti con grida strazianti; ma con picche e baionette venivano ricac–
ciati nel fuoco. L'aria rintronava "all'intorno di acute strida, di orri–
bili bestemmie, di flebili lamenti.