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V I T T O R I O

C A V A L L E R I

Maestro ottocentista virgiliano

C

onoscevo

già,

oltreché di fama per le sue opere,

Vittorio

Cavalieri anche personalmente, avendo

occasione di vederlo alle numerose sedute del Con­

siglio

Direttivo della Società Promotrice delle Belle

Arti, in

quel laborioso periodo del 1914, die prece­

deva il trasferimento della sede al palazzo del Parco

del

Valentino ed associando la figura semplice e

modesta dell’artista alle sue

crea­

zioni,

quasi mi chiedevo se proprio ero alla presenta

di

così preclaro, vigoroso Maestro, tanta era la bona­

rietà, la timidità quasi, con la quale esponeva le sue

impressioni, dava

i

suoi giudizi e s’intratteneva con

quanti avevano la ventura di goderlo nella cordiale

intimità.

Una mattina però, sempre ancora nell’antica sede

della gloriosa Società, nell'austero palazzotto, tipico

esempio di semplicità e porezia architettonica ideato

da Ombro Gelati, ndl’ex via deOa Zecca, mentre

mie

intonate della banda, die provava e riprovava le

sue marde nella Caserma di fronte. Una macchina

s’era fermata al cancello del palazzo e poco dopo,

col Suo irrompere marziale e deciso che Lo distìn­

gueva, entrava in ufficio Cesare Maria De Vecchi

Quadrumviro, Ambasciatore Conte di Val

della Società, il quale,

col più sereno degli aspetti, m’invitava a sospendere

il mio lavoro: «

Duci, Usci; fari poi; quest» mattina