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VITTORIO CAVALLERI

tanina,

e poi con

Angelo custode

(una bimba vigila

amorevolmente su una culla collocata su una gerla

di montagna) nel 99 alla Promotrice e riprodotta

nell’album di quell’anno; la

Madre

(in una stalla,

che un raggio di sole divinamente illumina e sor­

prende in un istante di serena riposante letizia, dopo

ch’essa ha allattato il suo idolo) già pur essa alla

Biennale Veneziana del 99 con

Furto campestre

e

Mio autore

poi esposta, con

Ultimi chiarori

e

Buon­

temponi,

nel 1900 alla Promotrice e riprodotta nel

sdito album e

Ruit hora,

sempre alla Promotrice,

nel 1901, giungiamo a quella maggior affermazione

di tutta l’attività del Maestro, che sarà costituita

dalla sua presenza alla Prima Esposizione Quadrien­

nale del 1902. Egli vi partecipava con una quaran­

tina di opere, alcune delle quali già esposte in pre­

cedenti mostre e da noi già citate e numerose nuo­

vissime altre:

Flora alpina

(acqui­

stata per la nostra Galleria d’Arte

Moderna) ;

Pervia;

i

ritrattiStratta,

Gachet e Janetti; L’ombra

(forse

la più tragicamente drammatica

del Maestro: una madre nel pa­

rossismo d’una fuga, nella notte,

con la sua creatura gelosamente

stretta al seno);

Ultime foglie;

Storia d’amore;Madonnacon bam­

bino; Sacra Famiglia; Battaglia;

Sogno

di primavera; Forza mo­

trice; Un turbine; Triboli; Figlie

di Maria; Lago d'Azeglio; In

Valtoumanche,

ecc.

Inquesta mostra personale fra

le notevoli molte altre di quel­

l’anno (di Fontanesi, Previati, Si­

gnorini, Mosè Bianchi, Grosso,

MarcoCalderini.Gilardi.Tavemier.

Ricci, Foliini) viva era l’impres­

sione che suscitava la varietà e

originalità dei soggetti presentati

e a dimostrarla può anche con­

tribuire efficacemente la seguente

lettera, che in quell’occasione,

comunicandogli la descrizione di

alcune opere da Lui fatta al più

importante giornale dell’America

del Sud, indirizzava al Cavalieri

Edmondo De Amicis:

Preg.mo

Signor Cavalieri,

La ringrazio, ma non si dia la

noia, la prego, di; mandarmi le

fotografie, perchè non ne ho bi­

sogno per aver sempre viva da­

vanti agli occhi l’immagine dei

suoi quadri. E per provarle la vi­

vezza dell’impressione che n’ebbi,

le trascrivo una parte della descri­

zione che ne feci in una corrispon­

denza alla «Prensa » di Buenos

Aires, la quale è il più diffuso giornale dell’Ame­

rica latina.

Un turbine.

— Una processione religiosa di ra­

gazze di villaggio, con gli abiti e i veli bianchi, sor­

presa, scompigliata, dispersa da un fortissimo vento:

gli abiti e i veli per aria, dei gruppi correnti di mo­

nachelle impaurite, una tromba di vento che leva

in alto con la polvere i fiori consacrati alla Madonna,

un disordine, uno sgomento, una grazia di candori

fuggenti, un turbinio di cose belle e leggiere, che

abbarbaglia e innamora.

Flora alpina.

— È una flora umana: una fantasia

deliziosa (segue la descrizione). Tutti ridono e sorri­

dete voi pure. Ma la comicità graziosa di quel gioc»

di bimbi in quella roccia solitaria, ma la leggiadria

di quei carpkmi die simulano lo sforzo per celia,

ma queO’amore di bambina rosea con quella selvaggia