

VITTORIO CAVALLERI
Storia d’amore.
Legge. Storie d’amor, di cortesie?
di castellane bionde e cavalieri
erranti sotto i tragici manieri
per forza di begli occhi e di malie?
È una storia d’amore. Per le vie
passano i menestrelli ardenti e fieri;
brillano ne le sale, fra i doppieri,
le damigelle innamorate e pie.
Legge. Ascoltano l’altre. Il sole imbionda
le dolci teste, i bei volti pensosi;
esse guardan, smarrite negli incanti.
E vedono passar, tra fronda e fronda
i sogni d’oro, coi meravigliosi
teneri cuori de gli antichi amanti.
Flora alpina.
Ginestre d'oro a l'orlo del burrone,
vivido sopra il monte inaridito
a questa bimba qual moveste invito
di mazzolini al seno, di corone.
Pei suoi capelli? Dolce tentazione
cogliere un fiore sopra l’infinito1
Sente la morte il bel fanciullo ardito
ruggir nel fondo come l’aquilone?
Uno tien saldo il piccoletto amico;
l’altro afferra pur lui stretto a la vesta;
forte la bimba tira a
s i
il secondo...
È questo il gioco de la vita antico:
Cogliere un fior con mano avida e presta...
La Morte ride al precipizio in fondo.
Non solo
Flora alpina
(delle opere descrìtte dal
grande educatore e le tterato — a noi sempre parti
colarmente vivo e presente nella nobilissima conce
zione rubiniana)
— si trova alla
Galleria d’Arte Mo
derna di Torino, ma (dono del benemerito mecenate
cav. Giuseppe Zorini Omedei) anche
Sogno di pri
mavera,
opera (premiata con medaglia d’oro al Salon
1904 di Parigi) essa pure così perennemente assicu
rata alla nostra ammirazione.
Un turbine
invece,
dopo essere anche stato premiato con la medaglia
d’oro al Salon di Parigi, figurava in seguito alla
Biennale Veneziana del 1910 (con
Aracnidi)
ed attual
mente, acquistata infine da un mecenate d’oltre
oceano, onora l’arte italiana in un Museo di San Fran
cisco di California.
Non è possibile seguire il Cavalieri nei suoi innu
merevoli
ritratti,
che rappresentarono e rappresen
tano gran parte della sua attività, fra i quali devono
ricordarsi però specialmente quelli di
S. A. R. il
Duca d'Aosta
in uniforme dell’Ordine della Giarret
tiera destinato a Londra, di
monsignor Casalegno,
di
Signorina,
che alla Quadriennale di Torino del
1908 (dove esponeva pure
Verso l’ignoto)
divideva il
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