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IL SERVIZIO DISINFEZIONI IN TORINO ALLA FINE DEL

avvicinarsi ai suoi confini; perchè i pochi abitanti

potevano vivere esclusivamente delle risorse locali,

il sistema non era tale che potesse adattarsi per le

grandi città, dove gli scambi commerciali, per quanto

limitati, erano tuttavia frequenti ed indispensabili.

È ovvio quindi pensare che si sottraesse quanto

più si poteva del materiale sospetto all’azione puri­

ficatrice sì, ma distruggitrice del fuoco e che per un

oggetto bruciato, cento sfuggissero ai rigori della

legge, con quel danno profilattico che è superfluo

commentare.

Soltanto un sistema di disinfezioni, che sapesse

dare quella garanzia di sicurezza che i tempi consen­

tivano, senza che gli oggetti dovessero venire di­

strutti, avrebbe potuto far sperare nella completa

consegna delle cose infette.

Codesto servizio fu appunto impiantato in To­

rino nel 1599, mentre la città era flagellata dalla

peste e precedendo di quasi tre secoli gli ordinamenti

sanitari, che ci parvero luminosi corollari di moderne

cognizioni scientifiche.

Un apposito ordine fu emanato al riguardo dal

Duca Carlo Emanuele I, in Avigliana, il 19 agosto

di quell’anno memorabile.

Esso fu raccolto dal Dubois, insieme con altri

molti Editti, Leggi e Manifesti di Casa Savoia, e

così recita:

«Ordine di S. A. per la purgatione delle case e

delle robbe infette dal contagio o sospette d'esserlo,

e per le prove cui debbono venire sottomesse.

«Carlo Emanuele,

«Per gratia di Dio, Duca di Savoia, Principe di

«Piemonte etc.

«Conoscendo noi che nella buona purgatione delle

«case et robe infette et sospette consiste la quiete

• nostra, et sanità publica dei nostri Stati, et mas-

«sime della Città di Torino, dove, hora, Dio gratia,

«ha quasi cessato il contagio; perciò d è parso co-

«mandare ed ordinare che si osservino li seguenti

«ordini nostri, sotto pena in essi contenuti ».

Seguono 42 articoli relativi alla costituzione ed

al funzionamento di un servizio di disinfezione, al

quale veniva affidato il compito del risanamento

generale della città.

f t n t la »—

U sa rr la l*

Si nominarono perciò quattro sopraintendenti, ai

quali venne affidata la direzione dell’intero servizio.

Da essi dipendevano i controllori, i segretari dei mo­

natti ed i monatti stessi.

I

sopraintendenti avevano la facoltà di reclutare

il personale, di fannie le paghe, le quali, senz'altro

inciampo burocratico, dovevano essere corrisposte

dai Snidaci, Ragionieri e Tesorieri della città, essendo

preciso intendimento del Duca che nessun’altra au­

torità potesse inf erirsi in tale materia. Intuizione

felicissima dd Sovrano, a coi non sfuggiva la possi­

bilità di una incomprensione delle minori gerarchie

amministrative drca l’importanza, die doveva avere

per la rigorosa esecuzione delle disinfezioni la sicu­

rezza di un compenso adeguato al pericoloso lavoro

e corrisposto largamente e con prontezza.

«Nihil sub sole novi! »

Due controllori dovevano vigilare il servizio dei

segretari e monatti, recandosi là dove si facevano

le disinfezioni, curandone la diligente esecuzione,

ritirando le chiavi delle case e delle stanze disinfet­

tate e conservandole coll’annotazione alfabetica dei

proprietari dei luoghi. Informavano giornalmente i

sopraintendenti del lavoro eseguito e questi ne rife­

rivano al superiore Magistrato di Sanità.

I

disinfettatori (monatti) erano divisi in 24

squadre, ognuna delle quali risultava composta di

quattro uomini di paesi diversi per evitare pericolose

compromissióni.

Ad ogni gruppo di tre o quattro squadre era asse­

gnato un segretario «brutto», cioè appartenente alla

squadra dei disinfettatori, che, ora, soliamo indicare

colla parola «infetta», perchè ha il compito delle

disinfezioni domiciliari, mentre la squadra «non in­

fetta »restituisce alle case disinfettate gli oggetti, che

furono sterilizzati alla stazione di disinfezione.

Era còmpito dei segretari tener nota della qualità

e della quantità degli oggetti da disinfettare, delle

case disinfettate e da quale squadra era stata ese­

guita la disinfezione.

Delle ventiquattro squadre di monatti sedici

ebbero l’incarico della disinfezione dei quarti* ‘ 1

Città, cominciando dal quartiere di Porta Susina; e

poiché ogni quartiere era diviso in sedici «cantoni »,

si assegnò ad ogni «cantone »una squadra di disin­

fettatori.

Le dette squadre non potevano essere distolte,

per nessuna ragione, dal lavoro sistematico della

disinfezione generale che doveva procedere secondo

l’ordine stabilito in precedenza.

Per le disinfezioni fuori turno delle case, in cui

dovessero alloggiare ufficiali, che rientrassero in città,

e per quelle adibite a pubblici ritrovi si comandarono

due squadre speciali di disinfettatori, che potevano

inoltre eseguire le disinfezioni delle case, situate fuori

dd quartiere, di cui si stava facendo la disinfezione

generale. Codeste disinfezioni, che potevano essere

richieste dai proprietari per avere anticipato l’uso

delle abitazioni, si eseguivano dopo il pagamento di

una somma preventivamente fissata.

Due altre squadre di monatti coi relativi segre­

tari, controllori e con un medico appositamente dele­

gato per la direzione di ciascuna squadra, dovevano

provvedere l’una alla disinfezione delle case poste

sulla collina e l’ahra a quelle della campagna, esten­

dendosi verso Grughasco, Beinasco, Venaria, eoe.

Le rimanenti squadre di disinfettatovi si desti­

narono al «Magi«imo pubblico 0 fuori della a t t i,

stabilimento, che potrebbe paragonarsi alle attuali

stazioni di dismfnàoni. Colà erano state riposte molte

«robe »infette, che dovevano essere disinfettate cotto

stesso sàtana prescritto per k dwnrtrrinn» dd quar­

tieri cittadini