

ERNESTO RAGAZZONI... BEVITORE DI STELLE
E s'indugiava ad accogliere il profumo delle rose
sfogliate o percorreva i viali irrigiditi nelle brine
che sembran «zucchero candito », con la sua armonia
interiore che gli suggeriva sempre un particolare
ritmo, estremamente musicale.
Ed ecco
II viaggio i ' Isotta,
il
Dreamlani,
il
Ri
fugio Verde, Nuvole, Purché sia fuori del mondo,
liriche che risentono senza dubbio dell’ambiente poe
tico caro alla sua anima sognatrice, fino a che nella
poesia ad una vecchia bottiglia ecco prorompere i
primi cenni del suo <humor »:
Sorgi, spirito.
Prorompi.
Sprizza, rompi
finalmente il tuo letargo
uno scricchiolo, uno strappo,
scatta il tappo:
largo, largo, largo, largo.
Dopo un sorso, un altro. Esausto
cada Fausto
nella polve dei suoi studi;
l’inquieto e magro avaro
abbia caro
il suo rotolo di scudi.
Sogni i folli sogni audaci
e fra i baci,
s'addormenti il libertino.
A me il calice! Ed il mondo
quanto è tondo,
s’aggomitoli in un tino.
Poeta della dolce ebbrezza il suo vino non è però
triste e doloroso suscitatine d’incubi come quello di
Baudelaire:
Pour noyer le ranccrar et bercer l'indolence
de tous ces vieux mandits qui meurent en silence,
Dieu, touché de remord, avait fait le socnmeìl:
L ’homme ajouta le vin, fils sacré du soleiL
Ma la gaia ebbrezza che dà, al nostro poeta, il
«figlio sacro del sole »è, invece, più simile a quello
che prorompe dal ditirambico vagellamelo del Redi.
Con i gatti che chiama «mistici amici »e che con
sidera come Baudelaire:
Amit 4$ lm tcùnct tt i» lm volupti,
o come Taine che li considerava senz'altro:
«a
pont em rèbtm«
entn lm
M»
mmgust» ti riddai kttmmtn
con i gatti, chiede di ritirarsi in un’Acropoti di Sogno:
lunge
dal clamor vano dai popoli,
qui dov*eco mai non giunge
è una dolce, intima acropoli,
Solo
0
pendolo che lascia
cadsr gocciola sa gocciola,
come aa filtro,
3
tempo • saoccinla
l'om • l'ota, ha aa po’ d'ambascia.
Posa il «mio.
E ,
poiché d’uopo
di riposo ho aachio, pel CU.
chi di voi ari pigia il topo
che mi M a fl esrvd?
Là, in quell’Acropoli, sognare si può, assenti e
lontani, con la sensibilità accesa dai fantasmi, la
sciando che altri dica o bofonchi o interroghi pauro
samente, come se un che chiede d’esser lasciato solo
a numerar le nuvole possa costituire un pericolo
sociale:
Sento intorno sussurrarmi
che ci son altri mestieri.
Bravi... A voi, scolpite marmi,
combattete il beri-beri,
allevate ostriche a Chioggia,
filugelli in Cadenabbia
Io fò buchi nella sabbia.
• • *
La fama di Ernesto Ragazzoni poeta fu, per
alquanto tempo, affidata alle mirabili traduzioni di
POe, dove raggiunse una perfezione interpretativa
rimasta finora insuperata.
Ho detto «interpretativa » perchè mi sembra
inesatto il termine di *Versione »parlando del Pde
traslato da Ragazzoni nella nostra lingua.
È vero che la fedeltà con cui Egli voltò il diffi
cilissimo testo in italiano (valendosi della sua mera
vigliosa abilità di versificatore e di musico) in inimi
tabile veste ritmica giustificherebbe la denomina
zione; ma se si considerano i tradimenti perpetrati
a danno dei poveri grandi dai maniaci delle versioni,
con la scusa di esser fedeli al testo nei con.
Ji
uno che si mantenne fedele soltanto fino al limite
per uno possibile (riuscendo e non spezzare un mo
mento solo la linea d’originalità che si era imposta),
bisogna convenire che «tradurre » fu un termine al
quale Ernesto Ragazzoni non seppe e non volle adire
nei confronti di Pde.
Egli
rifece
piuttosto un POe italiano, penetrò con
rara percezione, con piò raro senso d'introspezione,
nell’intima armonia spirituale del grande ameri
cano; tutte le sue musiche comprese, tutti i som
ritmi fissò nell’anima; si rese padrone assoluto come
nessuno finora delle sfumature di un’arte cosi difficile
e personale come quella del poeta di
Aunàbd Lee.
Certe liriche come
II corvo, Le campente, Ad Elena
furono fatte e rifatte, con incontentabilità stilistica
suprema, dieci, dodici, fino quindici volte.
Perchè queste traduzioni seppe condurre a ter
mine in modo tale da risaltare insuperate, taluno
volle scorgere ovunque e sempre riile— , nefl'opere
originali dd Nostro, l’arte di POe. Egli non nascose
certo il sno amore per questo poeta, pili grande di
quel che comunemente si creda e a me, ano intimis
simo, andava rivelandolo nife dm ad altri; ma dal
pericolo deQa schiavitù spirituale lo liberò il bingno
di una sempre più vasta cottura e la brama molte
volte appagata di creani uno stile a sè, tutto proprio,
POe? Ma no!
Se
mai
le
poesie dd
«
primo Ragaz
zoni » portano le tracce d'tm byroniano diffuso; in
qualche lirica giimafli alitò in Lai. al ■— r*n in
ari le pensava, b spirito di poeti similari — alito,