

LA PIETRA TOMBALE DI PIETRO DE VILLARS
rilevare lo stemma nobiliare e contemplare intera
la bella figura del morto (v. fotografia).
L ’epigrafe suona così:
h ic
j a c e t
PETRUS DE VILLARS
A R C H IE P IS C O P U S V IE N N A ! IN D E L P H IN A T U
Q U I O B IIT D IE X I V N O V E M B R IS M D X C II
R E Q U IE S C A T IN P A C E
D ’un tratto mi si affacciava la possibilità di pe
netrare i quesiti che assillavano il mio desiderio,
ciò che avvenne poco più tardi per la conoscenza di
un breve cenno che il Rev. Sacerdote
Cav. Antonio
Bosio
aveva fatto di questa lapide nella sua prege
volissima:
Storia della antica Abbazia del Santuario
di nostra Signora di Vezzolano,
Torino, 1872, pag. 89
e 90 in nota.
Narra il Bosio che Vespasiano Gribaldi Moffa di
Chieri, figlio di Giovanni Antonio dei Signori di
Santena e di Santenotto e di Valentina Balbiano (1)
(che poi fu sposa di Renato Birago, gran Cancel
liere di Francia, poi Cardinale), nato in Pinerolo e
naturalizzato francese, fosse nominato Arcivescovo
di Vienne nel Delfinato e che nell’anno 1574 rinun
ciasse al Vescovato a Pietro de Villars e che dopo
la rinuncia fosse andato ad abitare a Chieri. Avvenne
poi che il suo successore della famiglia nobilissima
dei «de Villars » (alla quale appartenne il celebre
Maresciallo Luigi Ettore de Villars morto a Torino
nell’anno 1734 (2)) avendo più tardi rinunciato anche
egli al Vescovato nell’anno 1582 (?), fosse venuto ad
abitare a Moncalieri ove, ritiratosi nel Convento di
San Francesco, fosse assistito nella sua ultima ma
li)
Fu creduto sulla fede di quanto scrisse Monsignor
F
r a n c e sc o
A
g o stin o
d e l l a
C
h ie sa
(Corona Reale di
Savoia ossia relatione delle Provincie e titoli ad essa appar
tenenti. stampata la 1
*
volta in Cuneo da Lorenzo e Barto
lomeo Trabella nell’anno
1655) che il nome del
Castello
Reale del Valentino
avesse origine dal nome di
Valentina
Balbiano
gentildonna chierese, madre, come si è detto sopra,
dell'Arcivescovo Gribaldi, la quale in seconde nozze andava
sposa di Renato Birago milanese, Gran Cancelliere di Francia
e poi Cardinale, che avendo acquistato nel 1560 (quando il
Piemonte era occupato dai Francesi) e abbellita una casa
sulla riva sinistra del Po a Torino cosi la denominasse in
onore della moglie.
Tale etimologia ritenuta esatta, fu cantata in eleganti
e sonori versi latini dal Rev. Padre
A
ud i b e r t i
nelle sue
Regiae Villae
e successivamente ammessa dal Galli, dal
Litta, dal Xapione, dal Paroletti e da molti autori minori;
ma tale credenza fu dimostrata erronea da ulteriori studi e
documenti che datano sino dal secolo
X III
(1275) i quali
provano in
modo ineccepibile
che il nome di «Valentino »
(Valentinum)
dato alla località dove dall'architetto
Carlo
di Castellamonte
fu eretto il celebre Castello venuto in pos
sesso dei Duchi di Savoia per acquisto fatto dal Birago da
Emanuel Filiberto nell'anno 1564, fosse di origine anti
chissima.
V. a questo riguardo O.
M
a t t ir o l o
,
Cronistoria del
R. Orto Botanico diti Valentino dell’ Università di Torino,
Tip. Cecchini, 1929. Capitolo I, pag. xm a xvn.
(2)
Luigi Ettore de Villars. generale di Luigi XIV,
celebre per il suo valore personale, per l'audacia geniale
che gli diede la vittoria in cento battaglie, mori a Torino
il 17 giugno del 1734 a 84 anni circa e fu sepolto in San
Giovanni, come risulta dal libro parrocchiale dei defunti.
lattia dal suo amico e antecessore Gribaldi e dal suo
successore e nipote altro Pietro de Villars; e che in
San Francesco gli fosse eretto un monumento colla
sua figura in bassorilievo, lapide stata smarrita nella
ricostruzione della Chiesa nel 1788 e che fu ritrovata
dai Padri Barnabiti che ora ufficiano la chiesa
attuale (3).
Le notizie del Bosio se non lasciano sussistere
dubbi sulla identificazione della pietra tombale da
me ritrovata, non erano però tali da illuminare le
gesta del non più ignoto arcivescovo, nè le mie
consultazioni nelle Enciclopedie e nei Dizionari ec
clesiastici vennero a portare luce maggiore; sicché
risolsi di indirizzarmi direttamente alla Sede Arcive
scovile di Vienne per avere notizie o qualche orien
tamento nelle mie ricerche.
Un aiuto preziosissimo anzi, dirò meglio, una
cooperazione dotta e sapiente, insperata, mi venne
dal Rev. Abate Pierre Cavard a cui il Rev. Arciprete
dell’antica Cattedrale di Vienne-San Maurizio aveva
dato incarico di rispondere alle mie richieste.
Ringrazio vivamente il Rev. Arciprete per il suo
atto cortese e prego l’Abate Cavard di voler gradire
i miei fervidi sentimenti di riconoscenza per la sua
gentile comunicazione che io mi permetto di tradurre
quasi letteralmente, perchè illumina nel modo più
esauriente e documenta la carriera dell’Arcivescovo
ricordato dalla pietra tombale di Moncalieri.
«Pietro de Villars apparteneva, scrive il Cavard,
ad una di quelle famiglie di giuriconsulti che i fran
cesi indicano col nome di
familU de robe
e che noi
diciamo
nobili di toga
(4).
Devo alla cortesia e alla gentilezza di Mons. Comm. Benna
prof. Luigi, Canonico Teologo della Metropolitana, di poter
qui riferire quanto è scritto in detto libro (dal 1728 al 1743,
pag. 109 verso):
«
5
. £.
il Sig. Luigi Ettore Duca di Villars, Pari di
Francia Maresciale di Campo nell'Armata del Re Cristia
nissimo
in
Itaglia, Cavagliere dell’ordine del Toson d’oro,
Grande di Spagna, Principe di Martignes, Governatore
gen.leper il Re di Francia di Marsiglia et della Provenza, Ambascia
tore straordinario del suddetto Re Cristianissimo apresso
S. M. il Re di Sardegna d'anni 84 circa, munito de SS. Sacrati
morto li 17, è stato sepolto in S. Giovanni, 20 Giugno 1734
».
Certamente il luogo della sepoltura doveva essere se
gnato da qualche lapide, che però, malgrado le ricerche,
non fu trovata; forse andò perduta durante il rifacimento
dei locali sotterranei del Duomo, adibiti un tempo a necro-
poh e oggi a teatro per i giovani parrocchiani!
Il
C
l a r e t t a
nel volume
I marmi scritti della Città di
Torino e dei suoi sobborghi,
Torino, 1899, cita il nome del
Villars come morto a Torino e
con tutta probabilità
sepolto
nei sotterranei del Ddomo. (Comunicazione gentile del-
l'avv. Carlo Borbonese del Museo Civico di Torino).
(3) Purtroppo nella ricostruzione della Chiesa di San
Francesco in Moncalieri non si pensò a conservare i resti
mortali di Pietro de Villars, nè quelli di altri personaggi.
Alcune lapidi, che avrebbero potuto documentare persone
e fatti, andarono perdute; ad esse fa cenno il Bosio (loc. d t.)
lamentandone il disperdimento.
(4) L'Abate Cavard adopera la frase:
appartenuti à une
famille de robe.
Dal grande Dizionario di L
ittré
si rileva che:
«
Les gents de robe, se disent de Umt ceun qui porUnent
la robe. Les gents de robe soni ou ecclésiastiques ou oj/uiers de
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