

GIORNALI E GIORNALISTI DEI TEMPI DI CARLO ALBERTO
lanis che era stato scritto invece da certo Giovanni
Gianolio, scritturale al Ministero della guerra, e,
subito dopo, diede motivo a nuove lagnanze la libertà
che il Delpino si prese di mutare il formato e il giorno
di pubblicazione.
11
i° agosto 1841 il Delpino stesso
scriveva alla Polizia:
Il
motivo per cui non ho trasmesso nè posso trasmettere,
a norma delle mie obbligazioni, i numeri del
Furetto
alla
R. Segreteria di Stato per gli Affari interni, posteriori al
.25
giugno, non si
è
già per inavvertenza, ma bensì perchè
imprevedibili circostanze mi hanno impedito di pubblicarli,
(’oteste circostanze sono: i°) L ’essersi proibita dalla R. Com
missione di Revisione ogni specie di polemica, il che rese
inutili varii articoli che stavano in pronto ed erano destinati
a far parte di detti numeri; 2°) L ’essersi ciò non ostante
veduto suir/hcfr
novarese
(5) un articolo pieno zeppo di
vergognose personalità contro i compilatori del
Furetto,
cosa che mi necessitò a portarmi in Novara per ottenere
da quelle autorità una soddisfazione che mi fu promessa,
ma che non ho poi potuto ottenere, e per cui diversi colla-
twratori del
Furetto
hanno rifiutato di continuare a scrivere
pel detto giornale; 30) L ’essersi dalla Revisione rifiutati
varii articoli scritti in difesa della Gabussi contro alle accuse
del signor Iano Degiorgis.
Concludeva che d'allora terrebbe soltanto l’ufficio
di gerente responsabile, lasciando la direzione a
Giorgio Giachetti, poiché a lui la composizione del
giornale era diventata «molto difficile ». Egli inse
gnava allora nel K. Collegio di Moncalieri. Il Mini
stero, non vedendo abbastanza chiaro, gli tolse l ’au
torizzazione, il 16 settembre 1841, e lo avvertì in pari
tempo che il Giachetti doveva procurarsene im'altra
per conto suo nei modi prescritti dalla legge. Il Del
pino tentò allora di riprendere la pubblicazione del
periodico, ma gli fu proibito. D’altra parte il Gia
chetti fece bensì la domanda, ma per un giornale
nuovo che avrebbe dovuto chiamarsi l ’
Imparziale.
Di
lui pertanto così scriveva la Polizia: «Dopo di essersi
occupato allo studio della procura, che abbandonò,
si è quindi ognora dedicato alla letteratura ed ha
già scritto tre drammi, di cui due pel teatro Cari-
gnano intitolati
Rolla
e
Pietro Aretino,
ed il terzo
sotto il titolo
La serva e l'ussaro
stampato a Pavia
nel 1836. Quanto alle sue relazioni, egli frequenta
soventi il signor Delpino
Filippo, già
campilatore
del giornale ebdomadario il
Furetto,
ed è in relazioni
col
signor
Dottore Carlo
Novellis
di
Savigliano,
di
morante
in
contrada
S.
Filippo, casa
Cotta.al40piano,
e
con
altre persone
letterate. Egli occupasi a scrì
vere
articoli
per
altri giornali e gode la pubblica
estimazione ».
Ma il Ministeroera d’altro parere (13 di
cembre
1841): «Il signor Giachetti, se vuoisi dar
retta
alle voci che corrono nel pubblico sul suo conto,
non sembra
persona da poter offerire al governo
maggiori guarentigie di quelle che ne presentava il
Delpino; e d’altronde, per varii articoli die ha inseriti
nel
Furetto
alcuni mesi sono, avendo «gli latto parlar
molto di s i e in modo per Ini poco onorevole, non
appare gran fatto meritevole, più dd Delpino, dd-
l’implorato favore ».
II.
Il
9 dicembre 1830 i tipografi Cassone e Marzorati
ebbero il permesso di pubblicare il
Dagherotipo,
di
cui la direzione era affidata al Brofferìo e a Luigi
Re. Subito, il 24 dicembre, la Censura soppresse un
articolo sullo
Stato attuale delle cognizioni in Italia
perchè la frase: «e per venire a quella parte della
Nazione che ne forma il nerbo, al popolo » parve
mirare «a men lodevole scopo »(6). Il nuovo gior
nale scrisse in quell’occasione il Lazzari al PuUini,
«deve tenersi nei limiti che si è proposti e non tener
cattedra d’economia politica: anzi sarebbe bene d ’av-
vertirlo acciò sappia come regolarsi ».
Il
Brofferìo si dimise verso la fine dd 1840 e fu
sostituito con l’aw . Luigi Rocca che se ne andò a
sua volta nel giugno 1842. Allora la direzione fu
assunta dal prof. Vittorio Angius delle Scuole Pie,
ben noto pei suoi studi sulla Sardegna, il quale mutò
il titolo del periodico (i° gennaio 1843) in
Liceo,
giornale di scienze e di letteratura, d'arti, di teatri e di
tnode.
Il 6 novembre la Censura soppresse un arti
colo sul
Congresso agricolo d'Alba
in cui trovavansi
queste parole: «Diciamo dunque con unanime accla
mazione: Onore al Gran Re che, mentre sostiene ‘
Italia la disciplina militare per sostenere la gloria
dell’antica virtù italiana e mantenere la nazionalità
del suo popolo e la dignità del suo scettro, promove
le discipline agrarie per lo vantaggio materiale dei
suoi sudditi ». L ’Angius però non volle rassegnarsi
e ricorse al Sovrano. «Le aedudo », scrisse quindi,
il 10 novembre, da Genova, il Villamarina al Laz
zari, «un ninnerò di giornale, unito ad una lettera
del P. Angius, autore del medesimo, di cui Ella potrà
prendere lettura. In udienza d’ieri ne ho riferito a
S. M. e questa nulla ha in contrario acciò venga pro
dotto al pubblico. La parola
Gran,
che forma il grande
ostacolo, si può togliere benché nulla essa contenga
di male. Veda dunque Ella, Lazzari carissimo, cosa
bisogna fare acciò il numero di tal giornale non venga
interrotto e possa essere prodotto, come gli altri,
togliendo, come dissi, l’epiteto
Gran
che cotanto
offuscò l’intelletto dd Pullini »(7).
Nel maggio 1844 il
Liceo
divenne
Nuovo Liceo
e
passò sotto la direcione del prof. Lorenzo Giribaldi.
Di lui così scriveva allora la Polizia:
Aveva intrapreso la carrier» ecclesiastica che abbandonò
dippoi, ed attualmente si dedica all’insegnamento secon
dario. Sebbene scarseggi in talenti in materia letteraria,
fa però pompa di averne dei rari. È facile alla critica e,
quello ch’è peggio, ad una critica grossolana. La prima vista
che il signor Giribaldi spiegò quando si propose di-assumere
la direzione e compilatone dd giornale il
Lieto
quella si
fu di avere una più facile occasione di criticare U Padre
Angius, direttore attuale, pel quale ha dell'antipatia... È
bensì vero che ogni difficoltà in proposito sparirebbe se la
Censura esercitasse una severa attenzione, ma è
di
confessarlo che la cosa non va cosse dovrebbe andate,
motivo per cui nascono sovente degli sconcerti per aituuli
personali inseriti
Ofà
giornali deBa categoria
m assó n e
dd
Lieto.