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G io r n a l i e g io r n a lis t i to r in e s i d e i tem p i d i C a r lo A lb e r to :

I l “ F u r e t to ,,, i l “ D a g h e ro t ip o ,, e 1'“ A n to lo g ia I t a l ia n a , ,

I .

I

l 3 gennaio 1837 Filippo Delpino, regio impiegato

in ritiro, ebbe il permesso di pubblicare il

Fol­

letto, giornale di moda, letteratura e varietà,

che fu sop­

presso dopo cinque numeri per un articolo ritenuto

ingiurioso dal medico Gioacchino Valerio, fratello di

Lorenzo (1).

Gioacchino Valerio collaborava allora alle

Letture

popolari

e al

Messaggiere,

il quale ultimo periodico

aveva dato l’esempio (così scriveva la Polizia) «di

quest’abuso e direi scandalo delle invettive perso­

nali »>. Ma il Brofferio riusciva sempre, come s’è visto,

a cavarsela. Questa volta non soltanto potè pubbli­

care nel

Messaggiere,

col consenso della Censura, un

articolo in cui. difendendo il Valerio, accusava il

Delpino di aver fatto «scuola di vizio e di mal co­

stume », ma ebbe anche la soddisfazione di veder

sacrificato il

Folletto,

che il Pralormo affermava

«promosso da Felice Romani coll’unico scopo di com­

battere il

Messaggiere

e vilipendere e insultarne i

compilatori ». Invano il Delpino pregò e scongiurò

dichiarandosi pronto a dare al Valerio «una ripara­

zione ampia e tale che ogni uomo di onore dovesse

accontentarsene »: il Ministero fu irremovibile, onde

il periodico venne soppresso e l'editore Vaccarino

dovette rimborsare gli abbonati.

Il

Folletto

riapparve nel febbraio 1838 col titolo

di

Furetto

(2), ma i guai incominciarono subito al

primo numero, poiché la Censura si oppose alla pub­

blicazione di un articolo intitolato: «Il

Furetto

al

bel sesso italiano », di cui era autore G. Battista But­

tafuoco (3). Al secondo numero divampò la polemica

col Brofferio, e allora si chiesero informazioni a Pia­

cenza, dove il Buttafuoco viveva modestamente fa­

cendo il segretario di una congregazione di carità.

Quanto alla politica, scriveva quindi il Solaro al

Pralormo il 7 aprile, non vi è nulla da ridire, «mais

sous les autres rapports sa conduite offre en général

quelque chose d’étrange et de cette bizarrerie du

reste assez commune aux gens de lettres.... Quant

à son mérite littéraire on le dit au-dessus de la mé-

diocrité et l’on pense qu’il pourrait peut-étre en

acquérir d’avantage si sa constitution physique ne

l’empéchait pas de se livrer d ’avantage aux études

littéraires • (4).

Egli stesso, il Buttafuoco, aveva scritto intanto

alla Direzione di Polizia di Parma (26 marzo 1838):

Il

signor Filippo Delpino. a nome anche del cav. Feli

Romani, con lettera del 27 dicembre ultimo scorso, m'invi­

tava a stabilire una stanza in Torino per prender parte ad

un giornale letterario che col nuovo anno volevasi istituire.

Ricusai la proposta... Però promisi al signor Delpino ed al

signor cav. Romani che da Piacenza avrei mandato articoli

al nuovo giornale... In una lettera del Delpino senza data,

ma che io ricevei verso il 10 o 12 di gennaio, in breve mi si

spiega l'indole del nuovo giornale con queste precise parole:

— Io pure avant’ieri fui graziato del permesso del

Furetto,

che a guisa del

Folletto

verrà in luce tutti i martedì, che ha

per iscopo di trattar letteratura, mode, teatri e di tutto,

ma sempre scherzoso, ridendo di tutto con brio e gentilezza

verso le dame. —

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titolo bizzarro di

Folletto,

mutato in

altro non meno bizzarro di

Furetto,

l’indole del giornale

che dev'essere scherzoso e brioso mi svegliò in mente una

bizzarra idea, e questa incarnai nell’introduzione. Cercai

una fantasia sul gusto delle fiabe del Gozzi, e, considerando

che il

Folletto

tramutato erasi in

Furetto,

cioè da uno spirito

in un animaluccio, dettai la storia dei Silfi, spiriti puri,

aerei, in cui intesi di simboleggiare i classicisti, e quella

dei Gnomi che muovono guerra ai Silfi, nei quali Gnomi

volli raffigurare i romantici. E siccome i giornali letterari

cadono per lo più perchè vengono meno gli associati, cosi

pensai fosse avvenuto del

Folletto,

ovvero, allegoricamente,

che il

Silfo

(il classicista) fosse stato abbattuto dai

Gnomi

(i romantici), considerando principalmente che presso molti

il Romanticismo prende gran voga. In quest'intenzione stesi

quei due articoli, ed avrei proseguito a dare un’idea della

letteratura

gnomica,

ovvero

romantica,

se il signor Delpino,

con sua lettera del 16 corr. marzo non mi avesse detto che

quegli articoli da alcuni erano stati presi in sinistra parte,

e che cessassi dal continuare. Ed io cosi feci... Eccole l’espo­

sizione del fatto: io sono autore dell'articolo sui Silfi e sui

Gnomi, nei quali volli velare sotto l'allegoria la guetra let­

teraria dei classicisti e dei romantici che ancor è viva; ed

essendo io inchinato alla scuola dei classicisti combatteva

quella dei romantici con l'arma del ridicolo poiché il diret­

tore del

Furetto

vuole che scherzoso sia il suo giornale.

Il

2 luglio 1838 la soppressione di un artico

polemico provocò l’ordine del Re di non lasciare nei

periodici «alcuna lacuna o vuoto che indichi l’azione

della revisione *. Il i° gennaio 1839 il

Furetto

passò

alla tipografia Favaie e poi, nel giugno, agli eredi

Bianco, tra continui rimbrotti e minaccie. La Cen­

sura detestava le polemiche, e il governo temeva

anche che non fossero sufficientemente garantiti

«gl’interessi degli abbonati ». L ’8 agosto 1840 scoppiò

una nuova tempesta per un articolo firmato Castel-

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