

LA PIETRA TOMBALE DI PIETRO DE VILLARS
pentimenti e non quella di miti asceti e di onesti
gentiluomini come quelli furono.
Ed ora poche parole ancora per dare una idea del
valore e della particolarità che presenta la pietra
tombale che onora e ricorda Pietro de Villars (vedi
fotografia).
Il
bassorilievo, giudicato dai competenti di buona
fattura e di notevole pregio artistico, rappresenta il
defunto disteso, ma forse esso fu eseguito in propor
zioni minori del vero, perocché tutta la persona mi
sura soltanto i metro e 40 cent, (quasi sembrerebbe
inginocchiato).
La testa col mento coperto da lunga barba fluente
e dai baffi poggia sopra un cuscino agli angoli supe
riori del quale pendono due fiocchi; mentre lateral
mente in leggiadre curvature sono distesi i due nastri
partenti dalla Mitra gemmata.
Lo scultore volle presentare aperti gli occhi del
defunto (il cui naso è lievemente danneggiato) accor
dando alla figura una espressione di bontà e serenità
tale che più che morto lo fanno apparire in atto di
tranquillo riposo.
Le braccia allungate terminano in due mani affu
solate vestite di chiroteche, egregiamente modellate.
La mano destra porta due anelli, uno più grosso al
pollice è l’anello vescovile, l’altro più piccolo al
l’anulare.
La mano sinistra è ornata invece di un piccolo
anello nel mignolo (1).
Tutto il corpo (forse un po’ tozzo) è serrato in
un camice, a sua volta coperto dal piviale ricamato,
chiuso sul petto da una grossa borchia (il razionale).
Obliquamente sul giacente è posto il bastone pasto
rale che termina non colla solita voluta ornata, ma
con una croce, forse segno che il prelato aveva rinun
ciato all’ufficio vescovile.
Lo stemma nobiliare della famiglia Villars posto
nell’angolo superiore a destra del bassorilievo è
troncato
di azzurro, al leone d’oro passante e d ’ar
gento a tre stelle di rosso. (Conte Lovera).
( D ’a r g e n t à t r o is m o le tte s d ’o r, a u c h e f d ’a r g e n t
c h a rg é d ’u n L i o n lé o p a rd é d e g u e u le ). C
a v a r d
.
(
1
)
D ifficile ci riesce spiegare il significato dei tre anelli
che ornan le mani del morto.
Quello a ll’anulare della mano destra è evidentemente
l’anello episcopale; l’altro quello al pollice, potrebbe
essere un sigillo; il terzo non può essere ebe dovuto ad una
fantasia individuale, e d i questo parere è anche l’Abate
Cavard. Del resto occorre notare che molto esteso alla Corte
di Enrico I I I (che il Vescovo aveva frequentato) era il
gusto per gli ornamenti e che appare assai difficile che questo
* * *
La lapide ha le seguenti dimensioni; lunghezza
metri i,60;larghezzametri0,90. Leletteredell’epigrafe
che sta tutto attorno al bassorilievo misurano 0,04.
Il
materiale di cui è composta la pietra tombale
è di marmo bianco paesano e, secondo il mio giu
dizio, proveniente dalle cave di Val di Susa (Foresto)
o di Crissolo allora molto usati in Piemonte.
Esso si presenta oscurato alla superficie, sia a ca
gionedell’ossidazione deiminerali contenuti nellostesso
marmo, sia per l’azione varia del tempo e della polvere.
Ciò che stupisce è che questo monumento pre
senti pochi danneggiamenti per opera del passaggio
dei fedeli, come generalmente si osserva nelle pietre
poste sui pavimenti delle Chiese.
10 penso che la conservazione eccezionale di
questo bassorilievo sia stata dovuta al fatto che il
monumento fu per lungo tempo in un convento di
frati, cioè nell’antico cenobio di San Francesco a
Moncalieri e che, allorquando il cenobio fu distrutto
per la costruzione della Chiesa attuale (1788) la
lapide fu infissa nel muro nel posto dove fu ritrovata.
Le ricerche fatte non hanno concesso di conoscere
il nome dell’autore del bassorilievo, il quale cert.
mente deve esser stato educato a buona scuola come
10 dimostra l’opera sua (2).
Del resto meglio delle parole varrà uno sguardo
alla fotografìa annessa e meglio ancora uno sguardo
al bassorilievo, nella Sala dei Marmi al Museo Civico
in Palazzo Madama a Torino, per avere un’idea del
l ’importanza del cimelio artistico e storico che il
caso mi ha fatto rintracciare, e che oggi per illumi
nata disposizione del Rev. Padri Barnabiti di Mon
calieri fu ceduto alla Città di Torino.
11 Museo Civico che già possiede e custodisce reli
giosamente numerose memorie storiche della vicina
regione moncalierese, fra le quali notevole il sarco
fago del poeta Filippo Vagnone, conserverà degna
mente la pietra temibaie di Pietro de Villars che le
cure solerti dell’attuale Direttore Dott. Viale hanno
saputo assicurare al Museo di Torino.
O. M A TT IRO LO
anello sia il segno di qualche carica politica o ecclesiastica
dato, come avverte il Cavard, che tu tti i suoi successori che
ebbero le medesime cariche di Pietro de Villars, non furono
mai rappresentati con tre anelli.
(
2
) Lo scultore doveva essere uomo di cuore perchè
11 fiore di giglio da lui segnato nei ricami del piviale io non
lo considero come un semplice motivo ornamentale; ma
come un’allusione alla patria lontana, un omaggio gentile
al vecchio prelato che la morte colpiva in terra straniera.
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